giovedì 15 luglio 2010

IL PDL SI SPACCA


Cosa sta succedendo in casa PDL? Ci sono frange finiane in rivolta che reclamano decisioni collegiali, che sgomitano per ottenere più spazio, che si battono per sterilizzare altre frange che, stando ad un comunicato diramato dai paparelliani (tanto per esemplificare), comandano troppo pur non avendo ottenuto nessun consenso popolare? Quanto vale sotto il profilo politico chi non si è mai candidato a niente? Questa è la sottolineatura di fondo dei paparelliani. Oppure tutto nasce da un accordo siglato qualche tempo addietro, poco prima delle elezioni provinciali, quando si decise il tridente da schierare agli appuntamenti elettorali: Franco Catalano, candidato alla carica di sindaco; Matteo Paparella, candidato al Consiglio provinciale; Antonello Paparella o un altro politico di area ex AN, candidato alle regionali? Un patto di ferro sancito pubblicamente, con annessa foto di gruppo. Tutti soddisfatti. Tutti al settimo cielo. Col placet dei coordinatori Giovanni Mazzone e Salvatore Barile.

I finiani non c’entrano niente. Crediamo che a Ruvo non ce ne siano o, se ci sono, non ne siamo a conoscenza. Di vero c’è che Matteo Paparella entra in Consiglio provinciale e viene nominato assessore. Una risurrezione politica in piena regola che molti non si aspettavano. A chi va il merito? Chi ha vestito i panni del Cristo che risuscita Lazzaro? Qui la questione si fa un tantino delicata, proprio perché tira in ballo il potenziale elettorale dei singoli, la capacità organizzativa di un partito, il lavoro dei coordinatori e dei comitati. Ebbene, secondo alcuni si sarebbe trattato di auto-resurrezione, nel senso che Paparella avrebbe fatto tutto da solo, secondo la tradizione anglosassone del selfmade man o sulla scia del vecchio adagio italico “chi fa da sé fa per tre”. Secondo altri, l’apporto dei coordinatori, consiglieri, componenti del direttivo, sarebbe stato decisivo. Comunque stiano le cose, fatto sta che, probabilmente galvanizzato dal consenso ottenuto, Paparella non seppe resistere alle avance del Ministro Raffaele Fitto, il quale gli avrebbe chiesto di candidarsi al Consiglio regionale per sostenere la candidatura, deboluccia, di Rocco Palese. Il patto di ferro si sfarina, nascono i primi dissensi. Il coordinatore Mazzone, che pure si era impegnato perché Paparella entrasse in Giunta, minaccia di dimettersi. Per un certo periodo si dimette. Poi, sollecitato dai vertici sovracomunali del partito, vi rientra, ma con un suo piglio e con le sue ragioni. I patti vanno mantenuti, disse. Come non dargli ragione?

Due domande nascono spontanee. Fitto decide ed il PDL ruvese non ne sa nulla? Grave mancanza di tatto. Scarsissimo rispetto per gli organismi di partito. I dissidenti/dissenzienti prendono strade diverse, appoggiano candidati forestieri, portano via fette di consenso al candidato locale. La resa dei conti è già nell’aria, e si terrà subito dopo l’esito elettorale, negativo tanto per Palese che per Paparella.

Seconda domanda: perché non chiedere la convocazione dell’organismo interno di partito e discutere della scelta di Fitto o di chi per lui? Che cosa sarebbe accaduto di così grave? Posti di fronte alla decisione inappellabile del leader indiscusso del PDL pugliese, pensiamo che nessuno avrebbe potuto eccepire alcunché. Si sarebbe preso atto. Si sarebbero rivisti i termini dell’accordo iniziale. Si sarebbero trovati altri aggiustamenti. Così non è stato. Il mistero è Fitto.

Duro scontro interno, dunque. Una riunione finita in malo modo. Mazzone che attacca Paparella, il quale, per tutta risposta, articola un documento politico in cui, sostanzialmente, si chiede la sua destituzione, anzi il commissariamento della sezione. Viene salvato, non si sa bene perché, Salvatore Barile. I firmatari del documento si asterranno dal partecipare alle riunioni del direttivo fino a soluzione del problema da parte degli organismi di partito sovracomunali. Contro-documento puntuale del Coordinamento, anch’esso sottoposto a Bari, firmato da consiglieri comunali e componenti del direttivo, la maggioranza.

Dove condurrà questa diatriba? Di certo c’è che essa rischia seriamente di danneggiare il cammino del candidato a sindaco del centrodestra, Francesco Catalano, lanciato forse troppo presto ed in epoca di bonaccia. Poi, com’è noto e risaputo, in politica le cose cambiano. Basta un nonnulla per far saltare tavoli ed accordi e semmai immaginare candidature a sindaco fuori dagli accordi primigeni. Oppure, come profetizzò il Lupo Marsicano, alias Franco Marini, il momento migliore per siglare un accordo a tenuta stagna è proprio quello di massimo conflitto. Staremo a vedere.

Salvatore Bernocco

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