domenica 26 dicembre 2010

UN EVENTO DOPO L’ALTRO, MA POI?

La Sagra del Fungo Cardoncello del 13 e 14 novembre, la XII edizione della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico tenutasi a Paestum dal 19 al 22 novembre, la Banda di Ruvo con Pino Minafra ed il M° Michele Di Puppo a Bari al Kursaal Santa Lucia, il 24 novembre, dove è stato presentato il nuovo CD edito dall’etichetta bavarese Enja di Matthias Winckelman, come il precedente lavoro intitolato “La Banda”.
La Pro Loco di Ruvo di Puglia ha organizzato egregiamente la sagra, che ha avuto un’affluenza record di visitatori, e ha partecipato alla Borsa Mediterranea di Paestum per ribadire che essa vuole continuare ad essere portatrice di quelle tradizioni e di quei valori su cui Ruvo si è fondata e tuttora si fonda, nonostante siano palpabili i sintomi della stanchezza e dell’apatia che attraversano la politica, l’economia, il commercio, la cultura, la società. È come se fosse venuto meno il collante della speranza in un riscatto ed in un nuovo inizio. Le società diventano comunità se questo collante regge e si consolida. Quando si allenta, le comunità fanno retromarcia, scendono di un gradino, diventano società, cioè aggregato di uomini e donne che vivono in un luogo senza sentire di appartenervi, senza prendere parte alle decisioni circa il futuro del paese. Non percepiscono cosa sia il bene comune. Seguono le regole, le tradizioni, i regolamenti e quant’altro perché, in un certo senso, vi sono costretti. In verità, dall’idea appena delineata di società si può ulteriormente regredire di uno scalino, e ci si può trasformare in aggregato di uomini e donne, che si ha nel momento in cui il senso di non appartenenza assume aspetti quasi violenti di rifiuto delle regole e delle consuetudini, l’individualismo personale e/o corporativo prende piede, la politica non è più in grado di amministrare con lungimiranza e non si occupa neppure dell’ordinaria amministrazione, ciascuno cerca di farsi strada passando finanche sul cadavere dei propri cari. Uno scenario apocalittico? Assolutamente no, basterebbe analizzare le crisi delle società complesse, soprattutto in quest’epoca di profondo disagio morale e di difficoltà economica globale. L’alternativa alle situazioni di degrado, anche in funzione preventiva, è la cultura, che sia povera o raffinata poco importa. Cultura come sapere, conoscenza utile al farsi delle comunità e alla crescita personale, inaugurando il circuito virtuoso che va dal singolo alla comunità e viceversa. Cultura come rispetto dell’esistente e immaginazione di alternative di sviluppo, come combinazione sapiente di tradizioni e novità di qualità da esportare in funzione del richiamo e dell’attrattiva turistica. È risaputo che non ogni novità che viene proposta ed ottiene cospicui finanziamenti sia una bella novità, cioè sia utile a quel processo di crescita e sviluppo di cui ho detto. Quante pessime novità sono state spacciate come eventi? Parecchie, con spreco di denaro pubblico e nessun beneficio per il cuore e la mente, per il commercio ed il turismo.
Il 19 giugno 2009 la Banda di Ruvo di Puglia ebbe un enorme successo in Francia, al festival di Saint Denis a Parigi. Le musiche della Settimana Santa e quelle di Nino Rota si fusero e diedero vita ad un evento significativo che riscosse successo di pubblico e di critica. La Pro Loco svolse anche a Parigi un’importante funzione di promozione del nostro territorio e delle nostre tradizioni, avvalendosi di un’opportunità di prestigio che assai di rado si verifica.
Il Talos Festival è morto e sepolto, è ormai un ricordo. L’ex convento dei Domenicani è una cattedrale nel deserto. La scuola di musica comunale, che ha sfornato centinaia di bravi musicisti, è stata chiusa. Ci sono miriadi di associazioni culturali e musicali che però non fanno sistema, che si fanno concorrenza leale e sleale, che lottano per ritagliarsi qualche piccolo spazio di notorietà ed ottenere il patrocinio economico del Comune. Bande musicali che diventano bande di soggetti in conflitto fra di loro. Questa frammentazione non giova al paese né al progetto comunitario. Questo individualismo associativo - un ossimoro, una contraddizione in termini, a ben vedere – non porta ossigeno ai polmoni di Ruvo. Occorrerebbe superare la fase infantile dell’egoismo – perché, in fondo, di questo si tratta – ed immaginare di fare un bel tratto di strada insieme, valorizzando le specificità e le esperienze di tutti, senza far sfoggio di intolleranza e primazie.
Non si tratta di abdicare a sé, ma di ritrovarsi in un progetto più ampio, più a misura d’uomo, che è essere in relazione con altri uomini per un fine educativo e morale alto: dare alle nuove generazioni motivi di speranza, affidare loro un organismo vivente, non un paziente in coma.
Salvatore Bernocco
da IL RUBASTINO, Dicembre 2010, Copyright

LA COMMEDIA DEGLI EQUIVOCI

Il grande drammaturgo e poeta inglese William Shakespeare scrisse tra il 1589 e il 1594 “La commedia degli errori” (The Comedy of Errors), o “La commedia degli equivoci”. Fu una delle sue prime commedie. Essa ha una connotazione farsesca e comica, laddove il lato comico è dato dallo "slapstick", cioè da scherzi maneschi o grossolani, e dallo scambio d'identità, in aggiunta ai giochi di parole e alle cosiddette paronomasie, cioè ai bisticci di parole.
Pur essendo passata molta acqua sotto i ponti della Storia e delle storie, questa commedia va in scena quotidianamente, forse perché la vita stessa è intessuta di equivoci o di errori più o meno madornali. Ed è attuale nella politica locale, dove gli equivoci si sommano alle incomprensioni, ai deliri ed alle fantasie, dando luogo ad una mistura molto pericolosa e dannosa per la politica medesima, tanto a destra quanto a sinistra.
Non so bene come stiano le cose, ma pare che l’occhio della magistratura sia caduto sulla questione dei comparti. I giudici voglio vederci chiaro, ma su quali aspetti non è dato sapere. Ed ecco che pian piano prende corpo un atto della suddetta commedia, e si fa strada l’ipotesi che ci sia stato un complotto ordito da settori della maggioranza che amministra la città per colpire soggetti della maggioranza medesima. In altre parole nelle file della maggioranza si aggirerebbe un traditore, un golpista. Vero? Falso? Chissà! Quando si solleva un polverone è difficile orientarsi e capirci qualcosa, se ci sia stato un equivoco o un errore amministrativo oppure no, tale da giustificare l’intervento della magistratura e l’acquisizione degli atti inerenti ai comparti, croce e delizia della politica locale da moltissimi anni.
Com’è ovvio che sia, ci si interpella sull’eminenza grigia dell’operazione, e, fra il serio ed il faceto, spuntano nomi più o meno noti, e si fanno illazioni che attengono agli equilibri interni ai partiti. Giochi altamente pericolosi, se così fosse. Manovre che delegittimerebbero la politica locale, che già non se la passa molto bene, a pochi mesi dalle amministrative della prossima primavera, quando saremo chiamati ad eleggere sindaco e consiglio comunale in un clima, si spera, sereno e con piena avvertenza circa uomini, squadre, programmi per il futuro della città. In questo senso, le danze sono state iniziate dal movimento/partito che sostiene la candidatura del dr. Matteo Paparella, che ha previsto una serie di incontri programmatici su diverse questioni a partire dal mese di dicembre presso la Birreria dei Cavalieri. L’obiettivo è quello di elargire ricette preconfezionate o di ascoltare gli umori, le idee, i suggerimenti degli invitati? Già, perché non vi si accede liberamente, ma dietro invito, cosa alquanto inusuale. E questo mentre il dr. Paparella è sotto tiro alla Provincia di Bari da parte di esponenti della sua stessa parte politica.
Ma andiamo avanti. Mentre prosegue la commedia degli equivoci nel centrodestra, dove l’equivoco consiste nella candidatura di due esponenti dello stesso partito, il PDL, i quali non si daranno pacche sulle spalle ma ceffoni politici, nello schieramento di sinistra si deve registrare il fraintendimento sulla scelta del PD di candidare Vito Nicola Ottombrini alla carica di sindaco. Qual è il fraintendimento? È stato detto che la scelta di candidare Ottombrini sia stata in qualche modo condizionata, obbligata, resa inevitabile dal quadrumvirato di maggioranza del PD, composto da Caterina Montaruli, Luca Crispino, Biagio Mastrorilli e lo stesso Ottombrini. Scientemente non sarebbe stato attivato un percorso virtuoso per l’individuazione del candidato ottimale. Ma ciò detto, Vito Ottombrini è il candidato della coalizione, quindi uno dei protagonisti della commedia degli equivoci, e sul punto non sembra si possa tornare indietro o obiettare. Del resto, ci risulta che siano stati condotti dei sondaggi, che siano state avvicinate alcune persone, le quali non si sarebbero rese disponibili, esibendo la carta di picche. Come questi sondaggi siano stati condotti, se in modo da provocare un rifiuto da parte degli avvicinati o in altro modo, non ci è dato, anche in questo caso, sapere.
Altro capitolo o paragrafo è rappresentato dalla posizione dell’UDC. Con chi si schiererà il partito di Casini, Cesa e Buttiglione? Con la sinistra o con la destra? E con quale destra, visto che ce ne sarebbero due? Le indiscrezioni danno ancora candidato il dr. Saverio Fatone, già sindaco di Ruvo. Se così fosse, ci sarebbe una terza candidatura a sindaco, con ballottaggio assicurato.
Allo stato dell’arte, quindi, sul proscenio ci sarebbero tre medici ed un insegnante, ex funzionario dell’INPS. Sorge spontanea una domanda: che la medicina non sia più una professione da esercitare? Ecco allora che la nostrana commedia degli equivoci potrebbe intitolarsi proprio così “Tre medici ed un insegnante”, dove, all’atto secondo, il diplomato la spunta sui laureati. Potrebbe darsi, perché no?

Salvatore Bernocco

domenica 12 dicembre 2010

LE GRANDI MANOVRE IN VISTA DEL VOTO

Le grandi manovre in vista del voto amministrativo dell’anno prossimo sono cominciate. Il quadro politico va delineandosi in modo non sempre lineare. Dal confronto fra le forze politiche locali emergono margini di perplessità circa le future alleanze e qualche nodo gordiano da sciogliere affinché ci sia estrema chiarezza e gli elettori ruvesi possano esprimere un voto secondo scienza e coscienza, influenzato, più che dalle piccole e grandi aspettative personali, da una riflessione attenta e consapevole sugli uomini ed i programmi amministrativi, sul futuro di Ruvo, che va ridisegnato secondo logiche di progresso che combinino la tutela dell’ambiente con lo sviluppo economico e produttivo. Si parla sempre più spesso di sviluppo ecosostenibile, il che, per noi, potrebbe voler dire prestare attenzione massima al P.U.G. e al suo impatto sulla qualità della vita dei ruvesi. Corre voce che taluno intenda candidarsi per gestirne la fase attuativa. Ci sono appetiti intorno al Piano? Ci sono interessi più o meno inconfessabili alla base di certe candidature? Sono domande che al momento non possono avere una risposta. Gli inglesi dicono: “actions speak louder than words”, cioè le azioni parlano più forte delle parole. Vero. Saranno i fatti, le azioni, gli atti amministrativi a parlare chiaro e forte, al di là dei programmi amministrativi che spesso sono libri dei sogni, un’accozzaglia di buone intenzioni senza esito, il classico specchietto per le allodole. Solo che di questi tempi il numero delle allodole stolte è in netta diminuzione. C’è una coscienza critica che tenta di imporsi anche grazie ai siti web, a Ruvolive e a Ruvodipugliaweb, a certa stampa poco allineata e libera, come La Nuova Città. Facebook non è soltanto un luogo di “cazzeggio” virtuale, ma arena politica, dove si discute anche di politica locale e di politici veri o presunti, di candidati e candidature. Ben vengano.
Fatta questa premessa, pare che ormai non ci sia più alcun dubbio sulla spaccatura verticale nel PDL. Né pare esserci alcun dubbio che i margini per una ricomposizione siano praticamente nulli, come del resto ha confermato la massiccia presenza dei vertici provinciali e regionali del PDL alla convention tenutasi all’Hotel Pineta, in cui si è ufficializzata la candidatura a sindaco di Franco Catalano. Il PDL punta decisamente su di lui, mentre Matteo Paparella, stando ai rumors, gli sarà avversario con un coacervo di liste di sostegno. Ma ciò non avrà effetti indolori. Esponenti influenti del PDL ci hanno confidato che l’ufficializzazione della candidatura di Paparella a sindaco avrà conseguenze pesanti sul piano provinciale. Paparella non più assessore nella Giunta guidata dal suo sponsor politico Schittulli? Se rispondesse a verità, sarebbe un colpo micidiale inferto alle sue aspirazioni, praticamente una espulsione dal PDL. Sul punto bisognerebbe capire dove vuole andare a parare Schittulli col suo nuovo movimento regionale.
L’UDC è corteggiata da destra e da sinistra. Tutti sostengono di intrattenere ottimi rapporti con Saverio Fatone e di essere vicini ad un accordo con lui. La posizione terzista dell’UDC gli permette ampi margini di manovra ed un potere di condizionamento notevole sul piano politico ed amministrativo. Fatone, che non è uno sprovveduto, ha dato colpi al cerchio ed alla botte, il che significa che, allo stato dell’arte, è in stand by, è in attesa di comprendere meglio la forza e la consistenza delle forze in campo per poter sciogliere le riserve e decidere. Non è tuttavia esclusa una candidatura dell’UDC in prima battuta per contare il consenso di cui si dispone e farlo valere al tavolo delle trattative.
Viriamo a sinistra. Serpeggiano ancora malumori e distinguo sulla candidatura a sindaco di Vito Ottombrini, che taluni esponenti del PD ritengono sia stata pilotata ed ammannita. In altre parole, si sarebbe voluto arrivare a quella candidatura, si sarebbe manovrato perché non ne emergessero altre. È una critica all’operato della segreteria guidata da Caterina Montaruli, la quale ci consta che abbia sondato altre ipotesi ricevendone dinieghi e collezionando indisponibilità. Anche il sindaco uscente Stragapede non va esente da stoccate. Gli si addebita di essersi lavato, dal punto di vista politico, le mani, come un novello Ponzio Pilato. Egli sarebbe dovuto essere il sindaco che avrebbe dovuto preparare la transizione, traghettare una nuova classe politica verso l’assunzione di responsabilità amministrative, indicare, in un certo senso, il suo successore. Invece, ci confida uno dei suoi assessori, non l’ha fatto. Ma che il compito di un sindaco debba essere anche questo ci sembra eccessivo. La verità è che la classe politica non ha più un luogo di selezione e di crescita e che è lievitato il tasso di individualismo e autoreferenzialità, in altre parole il “tutti contro tutti”. Il fiuto politico si acquisiva nei partiti, come del resto ha capito la Lega Nord, che ha messo su delle scuole di formazione per amministratori locali. Oggi, almeno a Ruvo, ci sono dei dominus e a latere i loro scherani, i piccoli mestieranti, gli oltranzisti, i fan ottusi ed i tifosi senza capacità di discernimento. Gruppetti di fedelissimi pronti ad abbassarsi i pantaloni per un pugno di lenticchie.
Ora, ci sembra che Vito Ottombrini, che ha un compito non facile, debba agire perché il cerchio quadri presto e non si deformi. Dalla sua parte, comunque, ci sarebbero già l’Italia dei Valori, l’API di Rutelli, Città in Movimento, Rifondazione Comunista.
Gli vengono riconosciute qualità morali di bontà, onestà, umiltà e disponibilità. Per alcuni bontà ed umiltà equivarrebbero a fessaggine. Invece sono condizioni per essere in sintonia con le persone, a servizio dei più deboli, per coglierne meglio i bisogni. Siamo dell’avviso che in un mondo di malvagi un sindaco buono, di destra o di sinistra, che non ricorra alle vendette dirette e trasversali, che non usi il suo potere e la sua influenza per nuocere a chi dissente da lui, non guasti. Un sindaco buono può quindi essere un buon sindaco, non vi è nessuna controindicazione.
Primo cittadino, poi, non lo si nasce, lo si diventa con l’impegno ed avvalendosi di una squadra di coadiutori competenti e responsabili. La fortuna di un sindaco dipende per larghissima parte dai suoi collaboratori. Ritenere che un uomo solo possa risolvere i problemi del paese è una pia illusione. Una pericolosa illusione. A pensarci bene è un salto nel passato, un ritorno all’uomo della provvidenza. Con conseguenti disastri.

Salvatore Bernocco
Novembre 2010, La Nuova Città, Copyright