domenica 26 dicembre 2010

LA COMMEDIA DEGLI EQUIVOCI

Il grande drammaturgo e poeta inglese William Shakespeare scrisse tra il 1589 e il 1594 “La commedia degli errori” (The Comedy of Errors), o “La commedia degli equivoci”. Fu una delle sue prime commedie. Essa ha una connotazione farsesca e comica, laddove il lato comico è dato dallo "slapstick", cioè da scherzi maneschi o grossolani, e dallo scambio d'identità, in aggiunta ai giochi di parole e alle cosiddette paronomasie, cioè ai bisticci di parole.
Pur essendo passata molta acqua sotto i ponti della Storia e delle storie, questa commedia va in scena quotidianamente, forse perché la vita stessa è intessuta di equivoci o di errori più o meno madornali. Ed è attuale nella politica locale, dove gli equivoci si sommano alle incomprensioni, ai deliri ed alle fantasie, dando luogo ad una mistura molto pericolosa e dannosa per la politica medesima, tanto a destra quanto a sinistra.
Non so bene come stiano le cose, ma pare che l’occhio della magistratura sia caduto sulla questione dei comparti. I giudici voglio vederci chiaro, ma su quali aspetti non è dato sapere. Ed ecco che pian piano prende corpo un atto della suddetta commedia, e si fa strada l’ipotesi che ci sia stato un complotto ordito da settori della maggioranza che amministra la città per colpire soggetti della maggioranza medesima. In altre parole nelle file della maggioranza si aggirerebbe un traditore, un golpista. Vero? Falso? Chissà! Quando si solleva un polverone è difficile orientarsi e capirci qualcosa, se ci sia stato un equivoco o un errore amministrativo oppure no, tale da giustificare l’intervento della magistratura e l’acquisizione degli atti inerenti ai comparti, croce e delizia della politica locale da moltissimi anni.
Com’è ovvio che sia, ci si interpella sull’eminenza grigia dell’operazione, e, fra il serio ed il faceto, spuntano nomi più o meno noti, e si fanno illazioni che attengono agli equilibri interni ai partiti. Giochi altamente pericolosi, se così fosse. Manovre che delegittimerebbero la politica locale, che già non se la passa molto bene, a pochi mesi dalle amministrative della prossima primavera, quando saremo chiamati ad eleggere sindaco e consiglio comunale in un clima, si spera, sereno e con piena avvertenza circa uomini, squadre, programmi per il futuro della città. In questo senso, le danze sono state iniziate dal movimento/partito che sostiene la candidatura del dr. Matteo Paparella, che ha previsto una serie di incontri programmatici su diverse questioni a partire dal mese di dicembre presso la Birreria dei Cavalieri. L’obiettivo è quello di elargire ricette preconfezionate o di ascoltare gli umori, le idee, i suggerimenti degli invitati? Già, perché non vi si accede liberamente, ma dietro invito, cosa alquanto inusuale. E questo mentre il dr. Paparella è sotto tiro alla Provincia di Bari da parte di esponenti della sua stessa parte politica.
Ma andiamo avanti. Mentre prosegue la commedia degli equivoci nel centrodestra, dove l’equivoco consiste nella candidatura di due esponenti dello stesso partito, il PDL, i quali non si daranno pacche sulle spalle ma ceffoni politici, nello schieramento di sinistra si deve registrare il fraintendimento sulla scelta del PD di candidare Vito Nicola Ottombrini alla carica di sindaco. Qual è il fraintendimento? È stato detto che la scelta di candidare Ottombrini sia stata in qualche modo condizionata, obbligata, resa inevitabile dal quadrumvirato di maggioranza del PD, composto da Caterina Montaruli, Luca Crispino, Biagio Mastrorilli e lo stesso Ottombrini. Scientemente non sarebbe stato attivato un percorso virtuoso per l’individuazione del candidato ottimale. Ma ciò detto, Vito Ottombrini è il candidato della coalizione, quindi uno dei protagonisti della commedia degli equivoci, e sul punto non sembra si possa tornare indietro o obiettare. Del resto, ci risulta che siano stati condotti dei sondaggi, che siano state avvicinate alcune persone, le quali non si sarebbero rese disponibili, esibendo la carta di picche. Come questi sondaggi siano stati condotti, se in modo da provocare un rifiuto da parte degli avvicinati o in altro modo, non ci è dato, anche in questo caso, sapere.
Altro capitolo o paragrafo è rappresentato dalla posizione dell’UDC. Con chi si schiererà il partito di Casini, Cesa e Buttiglione? Con la sinistra o con la destra? E con quale destra, visto che ce ne sarebbero due? Le indiscrezioni danno ancora candidato il dr. Saverio Fatone, già sindaco di Ruvo. Se così fosse, ci sarebbe una terza candidatura a sindaco, con ballottaggio assicurato.
Allo stato dell’arte, quindi, sul proscenio ci sarebbero tre medici ed un insegnante, ex funzionario dell’INPS. Sorge spontanea una domanda: che la medicina non sia più una professione da esercitare? Ecco allora che la nostrana commedia degli equivoci potrebbe intitolarsi proprio così “Tre medici ed un insegnante”, dove, all’atto secondo, il diplomato la spunta sui laureati. Potrebbe darsi, perché no?

Salvatore Bernocco

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