La Sagra del Fungo Cardoncello del 13 e 14 novembre, la XII edizione della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico tenutasi a Paestum dal 19 al 22 novembre, la Banda di Ruvo con Pino Minafra ed il M° Michele Di Puppo a Bari al Kursaal Santa Lucia, il 24 novembre, dove è stato presentato il nuovo CD edito dall’etichetta bavarese Enja di Matthias Winckelman, come il precedente lavoro intitolato “La Banda”.
La Pro Loco di Ruvo di Puglia ha organizzato egregiamente la sagra, che ha avuto un’affluenza record di visitatori, e ha partecipato alla Borsa Mediterranea di Paestum per ribadire che essa vuole continuare ad essere portatrice di quelle tradizioni e di quei valori su cui Ruvo si è fondata e tuttora si fonda, nonostante siano palpabili i sintomi della stanchezza e dell’apatia che attraversano la politica, l’economia, il commercio, la cultura, la società. È come se fosse venuto meno il collante della speranza in un riscatto ed in un nuovo inizio. Le società diventano comunità se questo collante regge e si consolida. Quando si allenta, le comunità fanno retromarcia, scendono di un gradino, diventano società, cioè aggregato di uomini e donne che vivono in un luogo senza sentire di appartenervi, senza prendere parte alle decisioni circa il futuro del paese. Non percepiscono cosa sia il bene comune. Seguono le regole, le tradizioni, i regolamenti e quant’altro perché, in un certo senso, vi sono costretti. In verità, dall’idea appena delineata di società si può ulteriormente regredire di uno scalino, e ci si può trasformare in aggregato di uomini e donne, che si ha nel momento in cui il senso di non appartenenza assume aspetti quasi violenti di rifiuto delle regole e delle consuetudini, l’individualismo personale e/o corporativo prende piede, la politica non è più in grado di amministrare con lungimiranza e non si occupa neppure dell’ordinaria amministrazione, ciascuno cerca di farsi strada passando finanche sul cadavere dei propri cari. Uno scenario apocalittico? Assolutamente no, basterebbe analizzare le crisi delle società complesse, soprattutto in quest’epoca di profondo disagio morale e di difficoltà economica globale. L’alternativa alle situazioni di degrado, anche in funzione preventiva, è la cultura, che sia povera o raffinata poco importa. Cultura come sapere, conoscenza utile al farsi delle comunità e alla crescita personale, inaugurando il circuito virtuoso che va dal singolo alla comunità e viceversa. Cultura come rispetto dell’esistente e immaginazione di alternative di sviluppo, come combinazione sapiente di tradizioni e novità di qualità da esportare in funzione del richiamo e dell’attrattiva turistica. È risaputo che non ogni novità che viene proposta ed ottiene cospicui finanziamenti sia una bella novità, cioè sia utile a quel processo di crescita e sviluppo di cui ho detto. Quante pessime novità sono state spacciate come eventi? Parecchie, con spreco di denaro pubblico e nessun beneficio per il cuore e la mente, per il commercio ed il turismo.
Il 19 giugno 2009 la Banda di Ruvo di Puglia ebbe un enorme successo in Francia, al festival di Saint Denis a Parigi. Le musiche della Settimana Santa e quelle di Nino Rota si fusero e diedero vita ad un evento significativo che riscosse successo di pubblico e di critica. La Pro Loco svolse anche a Parigi un’importante funzione di promozione del nostro territorio e delle nostre tradizioni, avvalendosi di un’opportunità di prestigio che assai di rado si verifica.
Il Talos Festival è morto e sepolto, è ormai un ricordo. L’ex convento dei Domenicani è una cattedrale nel deserto. La scuola di musica comunale, che ha sfornato centinaia di bravi musicisti, è stata chiusa. Ci sono miriadi di associazioni culturali e musicali che però non fanno sistema, che si fanno concorrenza leale e sleale, che lottano per ritagliarsi qualche piccolo spazio di notorietà ed ottenere il patrocinio economico del Comune. Bande musicali che diventano bande di soggetti in conflitto fra di loro. Questa frammentazione non giova al paese né al progetto comunitario. Questo individualismo associativo - un ossimoro, una contraddizione in termini, a ben vedere – non porta ossigeno ai polmoni di Ruvo. Occorrerebbe superare la fase infantile dell’egoismo – perché, in fondo, di questo si tratta – ed immaginare di fare un bel tratto di strada insieme, valorizzando le specificità e le esperienze di tutti, senza far sfoggio di intolleranza e primazie.
Non si tratta di abdicare a sé, ma di ritrovarsi in un progetto più ampio, più a misura d’uomo, che è essere in relazione con altri uomini per un fine educativo e morale alto: dare alle nuove generazioni motivi di speranza, affidare loro un organismo vivente, non un paziente in coma.
Salvatore Bernocco
da IL RUBASTINO, Dicembre 2010, Copyright
domenica 26 dicembre 2010
UN EVENTO DOPO L’ALTRO, MA POI?
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