domenica 12 dicembre 2010

LE GRANDI MANOVRE IN VISTA DEL VOTO

Le grandi manovre in vista del voto amministrativo dell’anno prossimo sono cominciate. Il quadro politico va delineandosi in modo non sempre lineare. Dal confronto fra le forze politiche locali emergono margini di perplessità circa le future alleanze e qualche nodo gordiano da sciogliere affinché ci sia estrema chiarezza e gli elettori ruvesi possano esprimere un voto secondo scienza e coscienza, influenzato, più che dalle piccole e grandi aspettative personali, da una riflessione attenta e consapevole sugli uomini ed i programmi amministrativi, sul futuro di Ruvo, che va ridisegnato secondo logiche di progresso che combinino la tutela dell’ambiente con lo sviluppo economico e produttivo. Si parla sempre più spesso di sviluppo ecosostenibile, il che, per noi, potrebbe voler dire prestare attenzione massima al P.U.G. e al suo impatto sulla qualità della vita dei ruvesi. Corre voce che taluno intenda candidarsi per gestirne la fase attuativa. Ci sono appetiti intorno al Piano? Ci sono interessi più o meno inconfessabili alla base di certe candidature? Sono domande che al momento non possono avere una risposta. Gli inglesi dicono: “actions speak louder than words”, cioè le azioni parlano più forte delle parole. Vero. Saranno i fatti, le azioni, gli atti amministrativi a parlare chiaro e forte, al di là dei programmi amministrativi che spesso sono libri dei sogni, un’accozzaglia di buone intenzioni senza esito, il classico specchietto per le allodole. Solo che di questi tempi il numero delle allodole stolte è in netta diminuzione. C’è una coscienza critica che tenta di imporsi anche grazie ai siti web, a Ruvolive e a Ruvodipugliaweb, a certa stampa poco allineata e libera, come La Nuova Città. Facebook non è soltanto un luogo di “cazzeggio” virtuale, ma arena politica, dove si discute anche di politica locale e di politici veri o presunti, di candidati e candidature. Ben vengano.
Fatta questa premessa, pare che ormai non ci sia più alcun dubbio sulla spaccatura verticale nel PDL. Né pare esserci alcun dubbio che i margini per una ricomposizione siano praticamente nulli, come del resto ha confermato la massiccia presenza dei vertici provinciali e regionali del PDL alla convention tenutasi all’Hotel Pineta, in cui si è ufficializzata la candidatura a sindaco di Franco Catalano. Il PDL punta decisamente su di lui, mentre Matteo Paparella, stando ai rumors, gli sarà avversario con un coacervo di liste di sostegno. Ma ciò non avrà effetti indolori. Esponenti influenti del PDL ci hanno confidato che l’ufficializzazione della candidatura di Paparella a sindaco avrà conseguenze pesanti sul piano provinciale. Paparella non più assessore nella Giunta guidata dal suo sponsor politico Schittulli? Se rispondesse a verità, sarebbe un colpo micidiale inferto alle sue aspirazioni, praticamente una espulsione dal PDL. Sul punto bisognerebbe capire dove vuole andare a parare Schittulli col suo nuovo movimento regionale.
L’UDC è corteggiata da destra e da sinistra. Tutti sostengono di intrattenere ottimi rapporti con Saverio Fatone e di essere vicini ad un accordo con lui. La posizione terzista dell’UDC gli permette ampi margini di manovra ed un potere di condizionamento notevole sul piano politico ed amministrativo. Fatone, che non è uno sprovveduto, ha dato colpi al cerchio ed alla botte, il che significa che, allo stato dell’arte, è in stand by, è in attesa di comprendere meglio la forza e la consistenza delle forze in campo per poter sciogliere le riserve e decidere. Non è tuttavia esclusa una candidatura dell’UDC in prima battuta per contare il consenso di cui si dispone e farlo valere al tavolo delle trattative.
Viriamo a sinistra. Serpeggiano ancora malumori e distinguo sulla candidatura a sindaco di Vito Ottombrini, che taluni esponenti del PD ritengono sia stata pilotata ed ammannita. In altre parole, si sarebbe voluto arrivare a quella candidatura, si sarebbe manovrato perché non ne emergessero altre. È una critica all’operato della segreteria guidata da Caterina Montaruli, la quale ci consta che abbia sondato altre ipotesi ricevendone dinieghi e collezionando indisponibilità. Anche il sindaco uscente Stragapede non va esente da stoccate. Gli si addebita di essersi lavato, dal punto di vista politico, le mani, come un novello Ponzio Pilato. Egli sarebbe dovuto essere il sindaco che avrebbe dovuto preparare la transizione, traghettare una nuova classe politica verso l’assunzione di responsabilità amministrative, indicare, in un certo senso, il suo successore. Invece, ci confida uno dei suoi assessori, non l’ha fatto. Ma che il compito di un sindaco debba essere anche questo ci sembra eccessivo. La verità è che la classe politica non ha più un luogo di selezione e di crescita e che è lievitato il tasso di individualismo e autoreferenzialità, in altre parole il “tutti contro tutti”. Il fiuto politico si acquisiva nei partiti, come del resto ha capito la Lega Nord, che ha messo su delle scuole di formazione per amministratori locali. Oggi, almeno a Ruvo, ci sono dei dominus e a latere i loro scherani, i piccoli mestieranti, gli oltranzisti, i fan ottusi ed i tifosi senza capacità di discernimento. Gruppetti di fedelissimi pronti ad abbassarsi i pantaloni per un pugno di lenticchie.
Ora, ci sembra che Vito Ottombrini, che ha un compito non facile, debba agire perché il cerchio quadri presto e non si deformi. Dalla sua parte, comunque, ci sarebbero già l’Italia dei Valori, l’API di Rutelli, Città in Movimento, Rifondazione Comunista.
Gli vengono riconosciute qualità morali di bontà, onestà, umiltà e disponibilità. Per alcuni bontà ed umiltà equivarrebbero a fessaggine. Invece sono condizioni per essere in sintonia con le persone, a servizio dei più deboli, per coglierne meglio i bisogni. Siamo dell’avviso che in un mondo di malvagi un sindaco buono, di destra o di sinistra, che non ricorra alle vendette dirette e trasversali, che non usi il suo potere e la sua influenza per nuocere a chi dissente da lui, non guasti. Un sindaco buono può quindi essere un buon sindaco, non vi è nessuna controindicazione.
Primo cittadino, poi, non lo si nasce, lo si diventa con l’impegno ed avvalendosi di una squadra di coadiutori competenti e responsabili. La fortuna di un sindaco dipende per larghissima parte dai suoi collaboratori. Ritenere che un uomo solo possa risolvere i problemi del paese è una pia illusione. Una pericolosa illusione. A pensarci bene è un salto nel passato, un ritorno all’uomo della provvidenza. Con conseguenti disastri.

Salvatore Bernocco
Novembre 2010, La Nuova Città, Copyright

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