mercoledì 25 novembre 2009

Recensioni di Domenico Campanale...


Recensioni a cura di Domenico Campanale

Una caratteristica delle società avanzate è il loro grado elevato e modello specifico di individualizzazione. L’immagine di sé dell’uomo, prevalente oggi, come ha osservato Norbert Elias, è quella dell’ homo clausus. Nelle nostre società “gli uomini per lo più pensano a se stessi come a esseri indipendenti, a monadi senza finestre, a soggetti isolati, a cui si contrappone il mondo esterno e quindi anche gli altri uomini, e il cui mondo interno è separato da questo mondo esterno come da un muro invisibile”. Questa immagine solipsistica dell’uomo ben si addice a chi, per scelta o perché costretto dalle circostanze della vita, si ritrova a vivere la condizione di “single”. E in effetti anche l’Autore del libro “Lettera ad un single” (edizioni Libreria del Santo di Padova) sembra, in un primo momento, essere d’accordo con quanto afferma Elias. Infatti, nelle battute iniziali, Salvatore Bernocco, nel fare una rapida e attenta analisi dei valori della società in cui egli stesso si ritrova a vivere da single, denuncia quella che potrebbe essere la causa, o una delle cause, che porta alla “singletudine”: “La stessa società ce la mette tutta con i suoi modelli di riferimento ed i suoi mille idoli per colpire al cuore il concetto di famiglia (e di famiglia cristiana) e cancellare dalle mappe della coscienza il trine comunitario, per sovvertire ruoli e comportamenti ed esaltare effimere fisionomie e modalità individuali fortemente autocentrate o autoreferenziali”. Tuttavia, nonostante questa visione pessimistica della realtà, l’Autore si pone nella “schiera di coloro che non spengono il lucignolo fumigante e che non spezzano la canna inclinata”. Quanti si accingeranno alla lettura di questo testo ben comprenderanno il punto di vista di Bernocco che, attraverso una serie di esperienze vissute e l’esempio di grandi uomini (uno per tutti: il servo di Dio don Tonino Bello), evidenzia, con razionalità ma anche con molta naturalezza, che la condizione del single è ben lungi dall’immagine dell’homo clausus e che, nonostante tutto, la felicità non è compromessa. L’importante è che la propria esistenza sia vissuta come apertura all’altro e soprattutto messa a disposizione degli altri. “Chi non vive per servire non serve per vivere” ci ricordava don Tonino Bello. Questo presuppone una nostra capacità di riconoscerci nell’altro, di sentirci a lui uguale pur nella differenza. Bernocco pone l’accento sul fatto che il single per dare senso alla sua vita deve promuovere continuamente una cultura più empatica e partecipativa, tendente non a separare e a dominare, ma a collegare l’uomo all’ambiente, all’altro e ad aiutarlo a convivere e non a contrapporsi a ciò che lo circonda. L’invito è a non isolarsi cercando una libertà e una felicità effimere, ma ad agire sempre e comunque a favore dell’altro la cui transitorietà, indigenza e insicurezza devono indurre ciascuno a mettere a disposizione la propria persona, libero da ogni desiderio di appropriazione. Anche nella “singletudine” è possibile realizzare pienamente se stessi sperimentando sempre di più la condivisione perché ogni uomo, come dice il Vangelo, possa essere custode del proprio fratello.

Il secondo testo di Bernocco, edito sempre per i tipi della Libreria del Santo di Padova, intitolato “Sul passo degli ultimi – Lineamenti del pensiero politico del Servo di Dio Mons. Antonio Bello” si conclude con questa frase: “Don Tonino non era un uomo di parte. Egli era dalla parte dell’uomo”. Nel testo l’Autore tratteggia accuratamente quello che era il pensiero politico di don Tonino Bello, il vescovo innamorato della povertà e dei poveri. Don Tonino, nell’arco della sua breve ma intensa esistenza, ha sempre richiamato i cristiani all’impegno politico, quello vero, quello che si contrappone “a tutte le sopraffazioni dell’uomo”. Purtroppo, come spesso accade, ognuno cerca di tirare l’acqua al proprio mulino, ed ecco che si è confuso quello che egli diceva a proposito della politica con una presa di posizione a favore di questo o di quell’altro partito. A tal proposito è da elogiare il lavoro letterario di Bernocco, perché toglie don Tonino da questa diatriba partitica e lo restituisce al suo vero ambito, che è quello della “liberazione politica”. Infatti nel testo viene evidenziato il coraggio del Vescovo “col grembiule” di schierarsi non a favore di un partito, ma con chi si impegna a rimuovere situazioni di violenza e di ingiustizia. Con chi ha “il coraggio di denunciare profeticamente le gravi forme di sopraffazione presenti nel nostro territorio. Il coraggio di creare continuamente spine nel fianco della buona coscienza pubblica, rivelando con caparbietà i bisogni scoperti e quelli emergenti”. Don Tonino non ha mai perso occasione per scuotere le coscienze di chi preferisce abbandonare le sedi di partito piuttosto che scardinarle e provocarle in termini di pulizia, di onestà e di rettitudine. La sua “preoccupazione politica” è stata quella di promuovere sempre una strategia nuova di coscientizzazione, di educazione alla giustizia e alla carità, di stimolo alla partecipazione, di rottura con la mentalità individualistica che inquadra tutti i problemi sempre nell’ottica degli interessi personali. Questo era e resta il pensiero politico di don Tonino che “parlava di politica, non di partiti”. Che invitava i credenti a compiere una grande transumanza: “dalla carità dossologica, quella interiore, quella religiosa, alla carità politica”. Certo la sua “filosofia politica”, così come la chiama l’Autore, non era limitata solo a denunciare le ingiustizie, ma consisteva soprattutto nell’annunciare in termini propositivi che le cose possono cambiare, nella convinzione che la politica è arte nobile e difficile. Naturalmente il filo conduttore di tutto ciò sono gli ultimi. Il pensiero politico di don Tonino, così come il suo progetto pastorale, è un continuo richiamo ai poveri “dai quali dobbiamo partire per rinnovare la terra”. L’Autore riporta una “questione” che si aprì a Ruvo di Puglia, una delle città della diocesi di Molfetta, che riguardava i marocchini la cui accoglienza “non fu festosa né incondizionata”. “Chiese ai cristiani di occuparsi loro, di prenderli in affido ... di allargare la cinta comunitaria, inserendovi quegli uomini che, al di là di ogni altra considerazione, erano e sono icone della nostra precarietà, simboli del nostro pellegrinaggio, avamposti della nostra transitorietà”. L’invito di don Tonino era quello di “collaborare con le istituzioni pubbliche e con i servizi sociali, di stimolarli alla ricerca e alla tenacia, e di precederli sulla battuta intuendo risposte nuove a bisogni nuovi”. Solo così i poveri finalmente potranno essere liberati. Il vero culto a Dio è il servizio all’uomo: potremmo racchiudere in questa frase il libro di Bernocco, nella consapevolezza che chi ama ha ben compreso che “sull’amore ci si gioca tutto”, come ha dimostrato don Tonino, “servo di Dio perché servo dell’uomo”.


I testi sono in vendita presso la libreria L’Agorà (Corso Cavour, 46 – tel. 0803620943) e l’edicola Rubini (Piazza Matteotti – tel. 0803611242) in Ruvo di Puglia, oppure collegandosi al sito web www.libreriadelsanto.it

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