venerdì 1 ottobre 2010
J'ACCUSE
Il presidente della Regione Vendola ci ha abituato a discorsi di ampio respiro, a nuove narrazioni, ad un eloquio fluido e ricco di richiami romantici e finanche nostalgici. Discorsi che sollevano lo spirito, riempiono il cuore ma non le tasche degli indigenti, sebbene risponda a verità che non di solo pane vive l’uomo. Da non molto tempo, cioè da quando ha vinto la competizione regionale per la seconda volta grazie alla miopia di Raffaele Fitto, si è lanciato alla conquista dello scenario politico nazionale, volendo contendere a Bersani o a chi per lui la leadership del centrosinistra o del sinistracentro, giacché, diciamocelo francamente, di ex popolari ed ex diccì nel PD ne sono rimasti davvero pochi, i quali fanno una fatica immane per reperire ragioni per restarci. Insomma Vendola, facendo leva sulle sua capacità oratorie e su alcune suggestioni, sta cercando di imporsi sul PD nazionale dopo essersi imposto, e vinto la sua battaglia, sul PD pugliese. Solo che Vendola non fa parte del PD, è il leader nazionale di S.E.L., cioè di un’altra formazione politica di sinistra che mi sembra possa contare su percentuali nazionali esigue. Tolta la Puglia, il S.E.L. è un partito quasi ectoplasmatico. Ma queste sono altre questioni.
Ora, Vendola si fa paladino dei poveri, dei diseredati, degli emarginati, dei precari, di tutta quella fetta d’umanità dolente e ferita dall’aggressività delle politiche economiche capitaliste. Urla contro Berlusconi e Tremonti, se la prende con Fitto, e fa pure bene, dice cose di sinistra. Però, che cosa fa nel concreto Nichita il Rosso malgrado il buco di bilancio della Regione Puglia? Asseconda la casta.
È di questa mattina la notizia, che ho letto sulle pagine regionali di Repubblica (articolo a firma di Lello Parise a pagina VI), che per gli ex consiglieri regionali scatta l’aumento della pensione. I poveri ex consiglieri percepiranno 120 euro in più al mese. Con i 4.000 euro che percepiscono dopo appena una legislatura e al compimento del 55° anno d’età, non ce la facevano ad arrivare alla quarta settimana. La vita costa, tirare a campare è avvilente. Così, forse in un momento di distrazione del presidente Vendola, alle prese con le sue affabulazioni, l’Assemblea regionale il 25 febbraio del 2010 approva il ritocchino, cioè, per dirla con linguaggio tecnico, l’aumento del 3,09% degli assegni vitalizi e di reversibilità degli ex consiglieri con decorrenza 1° gennaio 2010. Costo per la Regione Puglia: 300 mila euro l’anno. Qualcosa di analogo è capitato alla Provincia di Bari, dove ci si è aumentati l’indennità di presenza, mentre il presidente Schittulli si dichiarava ignaro dell’operazione ed “i debiti extra bilancio che gravano sulla Provincia di Bari dovrebbero ammontare a 73 milioni di euro, una cifra enorme pari a quasi un terzo del suo bilancio complessivo” (ipse dixit Michele Monno, consigliere provinciale PD). Una sorta di remake in salsa politica del film “Cado dalle nubi” del pugliese Checco Zalone. Tutti sembrano cadere dalle braghe di Aronne e/o dalle nuvole quando si tratta di soldi. Si vergognano, in fondo, ma se ne fregano. Dopo un po’ il rossore passa e vivono la cosa quasi con distacco, come se avessero vinto al concorso Win for life, e senza spendere neppure un euro.
Qualche anno fa si ironizzava sul natante di Massimo D’Alema, sul costo esorbitante delle sue scarpe. Qualcuno mi rispose che essere di sinistra non significava essere poveri. Essere di sinistra implicava il riscatto anche economico dei ceti medio-bassi. Sono trascorsi un po’ di anni da quel giorno, ma di riscatto neanche l’ombra. Chi dovrebbe fare e vivere come un uomo di sinistra fa e vive come un uomo di destra. E quando si tratta di mettere mano al portafoglio cadono le distinzioni, si è tutti rapaci e a servizio del dio denaro. Ci si veste da Graffiti tutti griffati dalla testa ai piedi, si spendono migliaia di euro in viaggi ed amenità varie, ci si ricopre di vantaggi e privilegi durante e post, mentre tanta povera gente soffre, non sa come sbarcare il lunario. Figli a carico, un’unica entrata, affitto e bollette da pagare, semmai lavoro precario, e sei quasi sul lastrico, sei un quasi pezzente.
Mentre i poveri aumentano, i già ricchi si aumentano i privilegi ed accrescono le loro ricchezze. Questo è scandaloso ed inaccettabile, egregio presidente Vendola. Io ritengo che il buon politico sia quello che, a fine mandato, è meno ricco di quanto lo fosse a principio. Ma forse sto vaneggiando e vagheggiando un mondo altro. Forse sto dicendo cose troppo di sinistra. Anzi, paleocristiane.
Salvatore Bernocco
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