venerdì 23 aprile 2010

La Chiesa ed i suoi peccati

Nascondersi dietro un dito non serve a nulla. Celare, glissare, inventarsi giustificazioni, trasferire, assumere contegni sdegnati è profondamente errato. La verità, come ci è stato insegnato fin da piccoli, prima o poi viene a galla, e si impone sulle mistificazioni e le menzogne. Bisogna andare a fondo, fare pulizia, giudicare partendo da se stessi, disfarsi senza indugio del male fatto agli altri, pagare un prezzo che, se riguarda creature innocenti ed indifese, deve essere altissimo. La pedofilia è una pratica abominevole e diffusa. È un peccato mortale ed è un reato penale. Per i sacerdoti ed i religiosi che si siano macchiati di tale infamante peccato (e reato), tale prezzo non può che consistere nell’allontanamento immediato dal ministero. Non hanno vocazione, sono predatori di anime candide, lupi travestiti da pecore. Bisogna dargli il benservito. Che vadano altrove a curarsi, se possibile, e a riflettere sulle loro miserie, sottomettendosi alla giustizia umana, ai tribunali civili, senza godere di coperture e scudi.
La Chiesa di Cristo non può assolutamente tollerare che uomini e donne che hanno fatto voto di fedeltà ad essa, di amare, di essere casti, di perseguire la purezza, violentino i piccoli di Dio, i bambini. È meglio per costoro che si mettano una macina al collo e si gettino a mare. Papa Benedetto XVI ha intrapreso un cammino di pulizia, malgrado gli attacchi di certa stampa. E non da oggi. Ricordo perfettamente che uno dei primi atti del suo pontificato è consistito nel rimuovere dal suo ministero padre Gino Burresi, fondatore dei Servi del Cuore Immacolato di Maria, il quale si è ritirato a vita privata. Tra i motivi del provvedimento, il decreto del 27 maggio 2005 della Congregazione per la dottrina della fede – il primo emesso dalla Congregazione nel pontificato di Benedetto XVI e che porta la firma del nuovo Prefetto, l’ex Arcivescovo di San Francisco, il Cardinale Levada -, anche le accuse di abuso sessuale rivolte contro il religioso da alcuni che furono suoi seguaci e seminaristi negli anni Settanta e Ottanta.
Idem dicasi per il sacerdote messicano, fondatore dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel Degollado, sospeso a divinis il 19 maggio 2006 per pedofilia, violazione del segreto confessionale ed alcune relazioni sessuali che il fondatore aveva intrattenuto con donne dalle quali ha avuto anche alcuni figli. La prima visita apostolica, dal 1956 al 1959, non giunse mai a una formale conclusione a causa della morte di Pio XII. Nel 2004, l'allora cardinale Joseph Ratzinger chiese ed ottenne da Giovanni Paolo II l'autorizzazione a riaprire il caso. A seguito di questa nuova indagine, nel gennaio del 2005 il sacerdote fu costretto a dimettersi dal Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, sotto il pontificato di Benedetto XVI.
Provvedimenti che parlano da soli e sui quali occorre perseverare, ove necessario. È un momento di penitenza e di conversione, come ha ricordato Sua Santità. È un periodo di prova, di sofferenza e di buio da cui può sorgere una Chiesa più cristiana. Non è questione di omosessualità né di celibato: l’omosessualità è una tendenza che non conduce necessariamente al peccato, mentre la pedofilia è una depravazione (come non rammentare il turismo sessuale di tanti italiani? Moltissimi non sono né celibi né tanto meno gay). Piuttosto è questione di coerenza e di fede, di santità, di invocazione incessante allo Spirito Santo, affinché non abbandoni il cuore dell’uomo e lo renda un essere nuovo e nobile, un alter Christus.


copyright Salvatore Bernocco

sabato 17 aprile 2010

Conferimento cittadinanza onoraria a Baglioni e Costanza


Alla presenza di numerose autorità civili e militari e di un folto pubblico, si è tenuta il 15 aprile scorso a Ruvo di Puglia la cerimonia pubblica del conferimento della cittadinanza onoraria a Luciano Baglioni e Pietro Costanza, i principali artefici della cattura dei malviventi della Banda della Uno bianca. Molto apprezzati sono stati gli interventi del magistrato Daniele Paci, a capo del pool che sostenne il lavoro di Baglioni e Costanza, del sindaco e dell’ex sindaco di Baricella, Bottazzi e Zanardi, del dottor Montaruli in rappresentanza del Questore, del magg. dei Carabinieri Colella, comandante della Compagnia di Trani, in rappresentanza dell’Arma, del colonnello dei CC. Nicola Pricchiazzi, coordinatore provinciale dell’A.N.C.
La manifestazione è stata introdotta dal dott. Salvatore Bernocco, responsabile dell’Ufficio Stampa dell’A.N.C. “Cataldo Stasi” di Ruvo di Puglia e, per l’occasione, moderatore, il quale ha ricordato che il sacrificio di Dino Stasi interpella le coscienze sull’assurdità del male e la necessità assoluta di combatterlo con le armi del diritto e della giustizia. “Grazie a Luciano Baglioni e a Pietro Costanza – ha proseguito - nel 1994 i componenti del sodalizio criminale vennero tradotti in carcere. Qualcuno mi ha chiesto quale fosse la ragione per cui il Comune di Ruvo di Puglia avesse deciso di conferire la cittadinanza onoraria a loro due. Ho dato la mia personale versione. La ragione è molto semplice e sta in un nome: Dino Stasi. La ragione sta nel legame indissolubile fra una vittima innocente e coloro che, col loro impegno instancabile, ne hanno vendicato la morte. E quindi la ragione seconda sta nel legame stretto fra costoro e la città che diede i natali a quella vittima innocente. Una benemerenza si merita anche per questa ragione, non soltanto per meriti scientifici, letterari, culturali. Ruvo di Puglia, il Consiglio Comunale, è stato all’altezza della sua storia di civiltà. Ha compiuto un atto di grande sensibilità e di riconoscenza”. È stata quindi la volta del presidente del Consiglio Comunale di Ruvo, Vito Ottombrini, che ha brevemente ripercorso la triste vicenda della banda e ha sottolineato il dovere di vigilare affinché la giustizia faccia il suo corso, evitando l’applicazione di sconti di pena che suonerebbero come un grave insulto alle vittime ed ai loro famigliari. Le motivazioni del conferimento della cittadinanza onoraria sono quindi state lette dal sindaco, ing. Michele Stragapede, il quale ha evidenziato che ai due benemeriti, fregiati il 30 aprile 1997 dell’encomio solenne dall’allora Ministro dell’Interno on. Giorgio Napolitano, va il sentito omaggio dell’intera Comunità ruvese che, con la cittadina onoraria, ha inteso esprimere loro i sentimenti di viva e perenne gratitudine per aver assicurato alla giustizia gli assassini del giovane Cataldo Stasi e di molti altri, e liberato il Paese da un incubo. “La Civica Amministrazione di Ruvo di Puglia – ha concluso il primo cittadino - certa di interpretare i sentimenti di tutte le forze politiche e sociali e dell’intera collettività, li indica altresì alle future generazioni quale esempio di dedizione al proprio dovere ed alla legge, dalla cui scrupolosa e spontanea osservanza può sorgere un’Italia migliore, più civile, democratica ed onesta”.

sabato 10 aprile 2010

Ad una madre mancata - Fermento Aprile 2010

AD UNA MADRE MANCATA


Una lettera scritta con caratteri maiuscoli, a mano, con tratto agitato, sconvolto. Don Vincenzo l’ha ritrovata ai piedi della immagine di Sant’Anna, in chiesa, e me l’ha affidata per una riflessione, per rivolgere una parola di conforto e di speranza a colei che l’ha estesa in un momento difficile e doloroso della sua esistenza.
Questa donna ha perso il bambino tanto desiderato e ne soffre indicibilmente. “Sto tanto male, – scrive – sono andata dallo psichiatra e dallo psicologo, ma non mi hanno saputo aiutare. Solo tu puoi. Ti prego, dammi la possibilità di averne un altro, perché la mia vita non ha più senso”.
Vorrei dire a questa donna, la cui fede è forte, che sono certo che il Signore, per intercessione di Sant’Anna, esaudirà il suo desiderio. Bisogna continuare ad avere fede, a pregare, sapendo che il Padre non dà uno scorpione a chi gli chiede del pane, e lo dà a tempo debito. I suoi disegni superano i nostri. Se agli uomini competono i progetti, solo da Lui viene la risposta. Sono convinto che il Signore, che è Padre, non farà mancare il suo sostegno, che ordinariamente viene dalle persone che ci ha messo accanto, dagli amici, dai conoscenti, dai medici, dagli specialisti. La medicina è al servizio dell’uomo che soffre, ma, se il medico cura, è da Dio che viene la guarigione, che è dell’anima e del corpo.
Così, Signora, non si affligga, non disperi, ma preghi incessantemente e con fiducia Colui al quale nulla è impossibile. Perché il suo bambino, tanto desiderato, non è venuto alla luce? Questo nessuno può saperlo. Potremmo dire sciocchezze o frasi di circostanza che lasciano il tempo che trovano. Malgrado il dolore e la disperazione, Lei lancia un forte appello ad accogliere la vita, ad evitare l’aborto, a non abbandonare creature innocenti alla mercè di chi vorrebbe disfarsene.
Lei, Signora, è una donna da ammirare per fede ed amore. È una donna che, con poche e vibranti parole, ci insegna che la maternità non è una sciagura, ma un dono. Auguri, allora, nella speranza che il Signore della vita esaudisca presto gli aneliti del suo cuore di madre attraverso l’intercessione di Sant’Anna e della Regina dei Santi.

giovedì 8 aprile 2010

Cittadinanza onoraria a Baglioni e Costanza

Il 15 aprile 2010, con inizio alle ore 18,00, si terrà a Ruvo di Puglia presso il Liceo Scientifico Statale “Orazio Tedone”, sito in Via Alessandro Volta, nei pressi dello stadio comunale, la cerimonia pubblica del conferimento della cittadinanza onoraria a Luciano Baglioni e Pietro Costanza, i protagonisti principali delle indagini che condussero alla individuazione ed alla cattura dei malviventi della famigerata banda della Uno bianca, l’organizzazione criminale che, a partire dal 1987 e sino all'autunno del 1994, commise 103 azioni criminali, ferendo 102 persone ed uccidendone 24, fra le quali il carabiniere ruvese Cataldo Stasi, deceduto a Castel Maggiore il 20 aprile 1988 insieme al collega sardo Umberto Erriu.
Stasi aveva compiuto 22 anni il 15 aprile, giorno in cui cade la manifestazione del conferimento della massima onorificenza cittadina, deliberata il 5 novembre 2009 dal Consiglio Comunale, all’unanimità dei componenti, su proposta del Partito Democratico (prima firmataria l’ex Sindaco Lia Caldarola) e sollecitazione dell’Associazione Nazionale Carabinieri di Ruvo di Puglia, la cui sede è intitolata al carabiniere ruvese, presieduta da Roberto D’Ingeo che, con una delegazione dell’associazione, sarà a Castel Maggiore e a Baricella il prossimo 20 aprile per l’annuale commemorazione dei due caduti.
Il programma prevede la partecipazione del Sindaco, Michele Stragapede, del Presidente del Consiglio Comunale, Vito Ottombrini, dei due benemeriti, dei Sindaci di Castel Maggiore e Baricella, di numerose autorità civili e militari. Prevista altresì la presenza dei famigliari di Cataldo Stasi e del magistrato Daniele Paci che, agli inizi del 1994, costituì un pool di investigatori per risolvere il caso, dopo 7 anni di omicidi e crimini ancora senza un colpevole reale. Moderatore Salvatore Bernocco, addetto stampa dell’A.N.C. di Ruvo di Puglia.

venerdì 2 aprile 2010