- A quattro mesi dalla vittoria delle elezioni e dall'insediamento del nuovo sindaco, cosa pensa del lavoro finora svolto?
Penso che il Sindaco Ottombrini si stia impegnando molto per affrontare e risolvere problematiche di non poco conto, alcune delle quali, quali quelle inerenti ai comparti edilizi, rivenienti dal passato non recente. È chiaro che la nuova amministrazione necessita di un periodo di rodaggio per entrare nel merito delle questioni amministrative, tenendo in debito conto che la squadra assessorile è composta di uomini e donne che non hanno mai amministrato, fatta eccezione per Salvatore Lovino, oggi Assessore al Bilancio, ieri alle Attività Produttive ed alla Polizia Municipale. Alcune figure sono alla loro prima esperienza, come l’architetto Altamura. I vincoli di bilancio ed il rispetto del patto di stabilità stanno massacrando gli enti locali, impedendo loro di spendere pur in presenza di un avanzo di amministrazione. Ciò è penalizzante e paralizzante.
- Quali sono i nodi difficili da districare, per il nuovo Sindaco?
Ho già accennato alla questione dei comparti edilizi. Ci sono poi le problematiche della raccolta dei rifiuti solidi urbani, del P.U.G., della Ruvo Servizi, della riorganizzazione della macchina amministrativa. Quest’ultima questione è di fondamentale importanza e andrebbe risolta con celerità. Stiamo scontando ritardi e difficolta a causa dell’assenza di figure dirigenziali e di un’organizzazione più snella e memo farraginosa. È evidente che tutto il peso gestionale non può gravare sulle spalle del solo ing. Stasi o di qualche dipendente di buona volontà che sopperisce come può.
-Cosa pensa, da scrittore e giornalista, della capacità di comunicare, di Palazzo Avitaja?
Bisogna comunicare di più e meglio. Penso che questo sia un nodo da sciogliere. Al momento si è un po’ carenti sotto questo aspetto, ma ciò è imputabile al processo di riorganizzazione degli uffici e dei servizi. Sono certo che nel nuovo assetto la comunicazione sarà privilegiata.
- E’ pentito di aver militato a fianco di Ottombrini?
Assolutamente no. Con Vincenzo Fracchiolla, Rino Di Rella, Roberto D’Ingeo, Biagio Livorti, Daniela Lamura ed altri amici ed amiche tenemmo a battesimo la lista “INSIEME”, che ha dato il suo contributo alla vittoria del centrosinistra. Non siamo riusciti a far eleggere un nostro rappresentante in seno al Consiglio Comunale, ma facciamo parte a pieno titolo di questa maggioranza, ai cui vertici partecipa un nostro rappresentante. Oggi “INSIEME” è non solo una lista civica, ma un laboratorio politico-culturale che mette insieme persone che hanno compiuto scelte diverse e che sono portatrici di istanze diverse. Alcuni sono confluiti in SEL, altri nel PD, altri mantengono la loro autonomia dai partiti, ma continuiamo a procedere uniti, insieme. Il futuro della politica del centrosinistra sta in un di più di unità, e credo che questa unità sia più facilmente perseguibile in un contesto politico e associativo che vada oltre i partiti pur rispettando i partiti.
- Qual è la sua posizione adesso?
È di assoluta collaborazione con la nuova amministrazione, non solo in quanto dipendente comunale, ma anche nella mia veste e caratterizzazione politico-culturale. Mi definisco ancora moroteo, sebbene Moro sia scomparso nel 1978. Il confronto ed il dialogo ne caratterizzarono la vita politica, culturale ed umana. Io resto ancorato a quei fondamenti culturali, ritenendo che nessuno abbia la verità in tasca, ma che essa si debba ricercare insieme, faticosamente. Ovviamente per dialogare bisogna essere in due e rispettarsi. Assisto purtroppo a molti monologhi all’insegna del poco rispetto.
- Dia un voto alla giunta, assessore per assessore.
Mi permetta di non fare valutazioni. È troppo presto per giudicare l’operato degli assessori. Sono tutti impegnati a dare il meglio di sé, su questo non ho dubbi.
- Qual è la maniera per far rinascere Ruvo, secondo lei?
Ogni ripartenza ha bisogno di poggiare su basi culturali solide, di visioni nuove ed avanzate, di coraggio e lungimiranza. Bisogna prendere le mosse dalle nostre tradizioni culturali e proiettarle con un po’ di fantasia nel futuro. Bisogna accogliere il nuovo, non averne timore. Bisogna osare, sforzarsi di immaginare percorsi nuovi, alternativi. Per tale ragione guardo con particolare speranza alle nuove generazioni. Loro possiedono il dono della visione. Sono dei visionari. Fra di loro ci sono dei creativi. Se saremo capaci di affidarci a giovani di qualità e spessore culturale e morale, faremo progressi. Badi bene, però, che non ne faccio una mera questione anagrafica. Per me è giovane chi ha lo spirito ancora giovane. Ruvo è piena di persone di tutte le età in grado di dare e di sognare un paese migliore.
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