Si badi bene: non è una questione di partiti, di schieramenti politici. Essa prescinde dal simpatizzare per la destra, il centro o la sinistra. È una questione ben più seria che attiene all’etica pubblica e all’esempio che si dà alle giovani generazioni, la cui precarietà esistenziale si nutre sempre più di scandali a sfondo sessuale che, in altre nazioni occidentali e non solo, avrebbero sollevato un’ondata di indignazione, messo sotto torchio i responsabili, costringendoli a rassegnare le dimissioni e a vivere nel privato i loro vizi.
I lettori di Fermento ricorderanno a cosa andò incontro il presidente degli U.S.A., Bill Clinton, a causa di una relazione extraconiugale con una certa Monica Lewinsky. Fu messo sotto accusa e sfiorò l’impeachment. Qualche anno prima, sempre negli U.S.A., un candidato democratico in corsa per la nomination fu costretto ad abbandonare la competizione per una relazione sessuale con una avvenente amica. Ma la lista potrebbe essere lunga e dettagliata ed evitiamo di buttarla giù.
In Italia, invece, non ci si scompone più di tanto. Che il presidente del Consiglio dei Ministri, che viaggia verso gli ottant’anni, frequenti escort e veline giovanissime, alle quali fa regali principeschi per bontà di cuore, suscita battute salaci, il commento piccato di Famiglia Cristiana e quello ironico e stupefatto dei giornali di mezzo mondo, le fustigate delle opposizioni, ma tutto resta desolatamente senza esito. Anzi, si è finanche fieri del proprio deplorevole comportamento, tant’è che il medesimo presidente, invece di fare il mea culpa, dichiara di amare la bella vita, le belle donne e che non rinuncerà mai al suo stile di vita. Se stiamo alla dottrina ed ai vangeli, egli andrebbe inserito nel novero dei gaudenti o dei lussuriosi, ai quali, a voler essere franchi, la assoluzione e la comunione andrebbero impartite con una certa attenzione, senza praticare sconti per i potenti che, dinanzi a Dio, non hanno valore alcuno. Nel frattempo ci si chiede anche come possa il succitato presidente parlare alla Conferenza nazionale della famiglia, in programma a Milano dall’8 al 10 novembre prossimi. Cosa potrebbe dire? Quale lezione potrebbe dare? Quali temi potrebbe toccare?
Qualcuno potrebbe obiettare che sono comportamenti e vizi privati che non hanno niente a che fare con le funzioni pubbliche. Non è così. Sono faccende private fino a quando e se non danneggiano l’immagine di un Paese e delle sue istituzioni democratiche. Diremo di più: lo sono se il soggetto non riveste cariche pubbliche. Se è sindaco, amministratore, presidente di provincia, di regione o del governo, insomma se è un esponente politico, ciò che è privato ha inevitabilmente risvolti pubblici, deve essere oggetto di considerazione e di giudizio da parte dell’opinione pubblica, che ha il diritto di essere governata da persone degne, serie, responsabili, eticamente corrette, dedite al bene comune piuttosto che alle sottane delle veline e delle escort, alle barzellette e all’abituale gesto delle corna in sede internazionale. L’ex sindaco di Bologna Del Bono ebbe il suo Cinziagate e rassegnò le sue dimissioni dal Consiglio comunale. Per il presidente del Consiglio c’è il Rubygate e c’è stata la vicenda D’Addario. Un’altra storiella a luci rosse sta venendo a galla con particolari piccanti ed inquietanti, mentre il sindaco di Bari Emiliano ha fatto appello alla classe dirigente barese perché eviti il consumo di cocaina.
L’impressione che si ha è quella di una nazione in cui l’immoralità regna sovrana, dove all’immondizia napoletana si aggiunge quella delle classi dirigenti, dove dilagano le mafie e la corruzione. Ne arresti dieci ed altri cento si danno ai medesimi traffici illeciti. Perché? Perché il denaro, Mammona, il potere, è il re di questo mondo, luccica. Tutti coloro che lo servono, servono il Male e si fanno del male, faranno l’esperienza della morte, che ne siano o meno consapevoli. Già, perché, prima o dopo, Mammona presenta il conto, ed è salato. Mammona chiede in cambio l’anima.
Abbiamo fatto del moralismo da cattolici bacchettoni? Non direi. Abbiamo parlato di quanto sta accadendo, di questo spettacolo desolante che preoccupa i Vescovi italiani ed il Santo Padre.
Si ha bisogno di politici cristiani, di persone sane e di buona volontà, libere e disinteressate, per imprimere una svolta a questo Paese, innanzitutto culturale e morale. Il rischio è che ci si possa assuefare all’andazzo e ritenere normale ciò che è solo frutto di libertinaggio e dissolutezza.
Copyright 2010, Salvatore Bernocco, Fermento Novembre 2010
domenica 14 novembre 2010
SAGRA DEL FUNGO CARDONCELLO
I funghi sono prelibati, squisiti, ricercati. Compaiono nei menù di haute cuisine e sulle tavole degli italiani. Eppure non sempre hanno goduto di una buona reputazione. Plinio il Vecchio, ad esempio, li annoverava “fra i cibi meno raccomandabili”, ed il Cardoncello, in particolare, chiamato anche Cardarello, Ferlengo, Fungo di Ferula, a seconda delle regioni, era considerato espressione di forze soprannaturali, afrodisiaco nel Medioevo, tanto da essere messo all'indice dal Santo Uffizio perché distoglieva i pellegrini dall'idea della penitenza che doveva essere collegata al Pellegrinaggio del Giubileo. Il vegetarianesimo li annovera fra i cibi “tamasici”, conduttori di energia inerte, che rendono statici sia fisicamente che mentalmente, ostacolando la concentrazione e il progresso spirituale. Ad essi si contrappongono quelli “sattvici”, che invece aiutano a mantenere la salute e la serenità della mente, favorendo il progresso dello spirito.
Ma il vegetarianesimo non ha moltissimi seguaci e, d’altro canto, sotto il profilo dietetico il Cardoncello fresco è un toccasana e viene utilizzato nelle diete ipocaloriche. Contiene mediamente dall'85% al 95% di acqua, il 4-5% di zuccheri, il 3,8-4% di proteine, lo 0,4-0,7 di grassi; sono presenti in esso tutti gli amminoacidi principali e le vitamine con un buon livello, insolito per i vegetali, di biotina.
Il Cardoncello, diffuso allo stato naturale nel sud dell'Italia, della Francia e della Spagna, gode quindi nel complesso di buona fama. È il fungo più apprezzato in Puglia, in Sardegna, in Basilicata e in alcune province del Lazio e della Sicilia. Spunta nella Murgia barese in autunno, predilige il clima mediterraneo e cresce e si sviluppa sui resti di eryngium campestre ed eryngium marittimum.
Negli anni 60 e 70 del precedente secolo era di rito recarsi alla Murgia alla ricerca del Cardoncello. Interi nuclei familiari si mobilitavano, talvolta tornando a casa a mani vuote, perché era (ed è) necessario possedere una sorta di “mappa del tesoro”, essere a conoscenza dei luoghi dove si annidano, avere un occhio allenato ed una mente non distratta. Un lieve luccicore può segnalare la presenza di una “fungaiola”, cioè di un corposo giacimento di funghi, ed è indescrivibile la soddisfazione del cercatore di funghi nell’atto di appropriarsene e mostrarla come ‘trofeo di caccia’ agli allibiti concorrenti. Oggi il rito si è fatto estemporaneo, anche a causa delle restrizioni imposte dalle leggi, per cui occorre essere patentati se si vuole dare la caccia al Cardoncello. Siamo maestri nel complicare le cose e nel determinare certi fenomeni, come la proliferazione dei pani, per cui i funghi nascono ‘extra utero’, hanno probabilmente un prezzo di vendita più basso, ma un sapore meno prelibato, un po’ scipito.
Con la Sagra del Fungo Cardoncello, che mette in relazione i paesi di Spinazzola, Cassano e Ruvo di Puglia, dove si svolgerà il 13 e 14 novembre prossimi nel bel centro storico, si rinverdisce quel rito collettivo ormai consegnato alla storia. Una sagra è un’occasione per mettere in rete gusti, tradizioni, sapori, luoghi, persone, per cui non si tratta di un banale “specchietto per le allodole” escogitato per richiamare a Ruvo di Puglia un flusso di turisti ed avventori a lenimento momentaneo dell’economia locale, o di settori di essa. Con la sagra si intercetta la fame degli occhi di conoscere nuovi spazi, monumenti, bellezze, “nicchie”. Si vellicano l’olfatto ed il palato dei viaggiatori del sabato e della domenica; si incentiva il cosiddetto microturismo territoriale, ponendo al centro una comunità col suo intero patrimonio enogastronomico e culturale latu sensu. Si disegnano nuovi protagonisti del sistema turistico locale, non solo le Pro Loco con le loro competenze specifiche, ma anche altri operatori, gli artigiani, i commercianti, la ristorazione, l’agriturismo, i bed and breakfast. Tutti costoro sono responsabilizzati e chiamati a fare squadra per rendere la città di Ruvo di Puglia appetibile, accogliente, calorosa, e la sagra un momento da ricordare e da trasmettere. In questo senso va la dichiarazione dell’Assessore al Turismo ed alla Cultura, Cleto Bucci, per il quale “una città ospitale è un luogo di produzione e allo stesso tempo un luogo di consumo. Il successo di ogni iniziativa, come appunto questa della Sagra del Cardoncello, consiste nel saper catturare “cittadini temporanei” e cioè i turisti, e sapergli dare opportune motivazioni affinché possano “consumare in loco”. Questo può accadere se il turista, cioè il cittadino temporaneo, riuscirà a condividere con noi ruvesi, emozioni, atmosfere, servizi, cultura, riuscirà quindi in una sola parola ad arricchirsi culturalmente e umanamente”. La sagra si avvale del fattivo contributo della Banca di Credito Cooperativo di Santeramo in Colle e dell’ASCOM – Confcommercio. Ha ottenuto il patrocinio della Provincia di Bari. È mancato il sostegno economico del Comune di Ruvo di Puglia, ma non quello morale. Motore dell’iniziativa la Pro Loco di Ruvo, presieduta da Giuseppe Tedone, il quale ha evidenziato l’importanza del fattore sinergico e di fornire risposte adeguate alle istanze di un turismo sempre più selezionato ed esigente, col decisivo apporto della popolazione ruvese, che un vecchio adagio vuole amante del forestiero.
Copyright 2010 Salvatore Bernocco, la Repubblica, 13 novembre 2010
Ma il vegetarianesimo non ha moltissimi seguaci e, d’altro canto, sotto il profilo dietetico il Cardoncello fresco è un toccasana e viene utilizzato nelle diete ipocaloriche. Contiene mediamente dall'85% al 95% di acqua, il 4-5% di zuccheri, il 3,8-4% di proteine, lo 0,4-0,7 di grassi; sono presenti in esso tutti gli amminoacidi principali e le vitamine con un buon livello, insolito per i vegetali, di biotina.
Il Cardoncello, diffuso allo stato naturale nel sud dell'Italia, della Francia e della Spagna, gode quindi nel complesso di buona fama. È il fungo più apprezzato in Puglia, in Sardegna, in Basilicata e in alcune province del Lazio e della Sicilia. Spunta nella Murgia barese in autunno, predilige il clima mediterraneo e cresce e si sviluppa sui resti di eryngium campestre ed eryngium marittimum.
Negli anni 60 e 70 del precedente secolo era di rito recarsi alla Murgia alla ricerca del Cardoncello. Interi nuclei familiari si mobilitavano, talvolta tornando a casa a mani vuote, perché era (ed è) necessario possedere una sorta di “mappa del tesoro”, essere a conoscenza dei luoghi dove si annidano, avere un occhio allenato ed una mente non distratta. Un lieve luccicore può segnalare la presenza di una “fungaiola”, cioè di un corposo giacimento di funghi, ed è indescrivibile la soddisfazione del cercatore di funghi nell’atto di appropriarsene e mostrarla come ‘trofeo di caccia’ agli allibiti concorrenti. Oggi il rito si è fatto estemporaneo, anche a causa delle restrizioni imposte dalle leggi, per cui occorre essere patentati se si vuole dare la caccia al Cardoncello. Siamo maestri nel complicare le cose e nel determinare certi fenomeni, come la proliferazione dei pani, per cui i funghi nascono ‘extra utero’, hanno probabilmente un prezzo di vendita più basso, ma un sapore meno prelibato, un po’ scipito.
Con la Sagra del Fungo Cardoncello, che mette in relazione i paesi di Spinazzola, Cassano e Ruvo di Puglia, dove si svolgerà il 13 e 14 novembre prossimi nel bel centro storico, si rinverdisce quel rito collettivo ormai consegnato alla storia. Una sagra è un’occasione per mettere in rete gusti, tradizioni, sapori, luoghi, persone, per cui non si tratta di un banale “specchietto per le allodole” escogitato per richiamare a Ruvo di Puglia un flusso di turisti ed avventori a lenimento momentaneo dell’economia locale, o di settori di essa. Con la sagra si intercetta la fame degli occhi di conoscere nuovi spazi, monumenti, bellezze, “nicchie”. Si vellicano l’olfatto ed il palato dei viaggiatori del sabato e della domenica; si incentiva il cosiddetto microturismo territoriale, ponendo al centro una comunità col suo intero patrimonio enogastronomico e culturale latu sensu. Si disegnano nuovi protagonisti del sistema turistico locale, non solo le Pro Loco con le loro competenze specifiche, ma anche altri operatori, gli artigiani, i commercianti, la ristorazione, l’agriturismo, i bed and breakfast. Tutti costoro sono responsabilizzati e chiamati a fare squadra per rendere la città di Ruvo di Puglia appetibile, accogliente, calorosa, e la sagra un momento da ricordare e da trasmettere. In questo senso va la dichiarazione dell’Assessore al Turismo ed alla Cultura, Cleto Bucci, per il quale “una città ospitale è un luogo di produzione e allo stesso tempo un luogo di consumo. Il successo di ogni iniziativa, come appunto questa della Sagra del Cardoncello, consiste nel saper catturare “cittadini temporanei” e cioè i turisti, e sapergli dare opportune motivazioni affinché possano “consumare in loco”. Questo può accadere se il turista, cioè il cittadino temporaneo, riuscirà a condividere con noi ruvesi, emozioni, atmosfere, servizi, cultura, riuscirà quindi in una sola parola ad arricchirsi culturalmente e umanamente”. La sagra si avvale del fattivo contributo della Banca di Credito Cooperativo di Santeramo in Colle e dell’ASCOM – Confcommercio. Ha ottenuto il patrocinio della Provincia di Bari. È mancato il sostegno economico del Comune di Ruvo di Puglia, ma non quello morale. Motore dell’iniziativa la Pro Loco di Ruvo, presieduta da Giuseppe Tedone, il quale ha evidenziato l’importanza del fattore sinergico e di fornire risposte adeguate alle istanze di un turismo sempre più selezionato ed esigente, col decisivo apporto della popolazione ruvese, che un vecchio adagio vuole amante del forestiero.
Copyright 2010 Salvatore Bernocco, la Repubblica, 13 novembre 2010
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