I funghi sono prelibati, squisiti, ricercati. Compaiono nei menù di haute cuisine e sulle tavole degli italiani. Eppure non sempre hanno goduto di una buona reputazione. Plinio il Vecchio, ad esempio, li annoverava “fra i cibi meno raccomandabili”, ed il Cardoncello, in particolare, chiamato anche Cardarello, Ferlengo, Fungo di Ferula, a seconda delle regioni, era considerato espressione di forze soprannaturali, afrodisiaco nel Medioevo, tanto da essere messo all'indice dal Santo Uffizio perché distoglieva i pellegrini dall'idea della penitenza che doveva essere collegata al Pellegrinaggio del Giubileo. Il vegetarianesimo li annovera fra i cibi “tamasici”, conduttori di energia inerte, che rendono statici sia fisicamente che mentalmente, ostacolando la concentrazione e il progresso spirituale. Ad essi si contrappongono quelli “sattvici”, che invece aiutano a mantenere la salute e la serenità della mente, favorendo il progresso dello spirito.
Ma il vegetarianesimo non ha moltissimi seguaci e, d’altro canto, sotto il profilo dietetico il Cardoncello fresco è un toccasana e viene utilizzato nelle diete ipocaloriche. Contiene mediamente dall'85% al 95% di acqua, il 4-5% di zuccheri, il 3,8-4% di proteine, lo 0,4-0,7 di grassi; sono presenti in esso tutti gli amminoacidi principali e le vitamine con un buon livello, insolito per i vegetali, di biotina.
Il Cardoncello, diffuso allo stato naturale nel sud dell'Italia, della Francia e della Spagna, gode quindi nel complesso di buona fama. È il fungo più apprezzato in Puglia, in Sardegna, in Basilicata e in alcune province del Lazio e della Sicilia. Spunta nella Murgia barese in autunno, predilige il clima mediterraneo e cresce e si sviluppa sui resti di eryngium campestre ed eryngium marittimum.
Negli anni 60 e 70 del precedente secolo era di rito recarsi alla Murgia alla ricerca del Cardoncello. Interi nuclei familiari si mobilitavano, talvolta tornando a casa a mani vuote, perché era (ed è) necessario possedere una sorta di “mappa del tesoro”, essere a conoscenza dei luoghi dove si annidano, avere un occhio allenato ed una mente non distratta. Un lieve luccicore può segnalare la presenza di una “fungaiola”, cioè di un corposo giacimento di funghi, ed è indescrivibile la soddisfazione del cercatore di funghi nell’atto di appropriarsene e mostrarla come ‘trofeo di caccia’ agli allibiti concorrenti. Oggi il rito si è fatto estemporaneo, anche a causa delle restrizioni imposte dalle leggi, per cui occorre essere patentati se si vuole dare la caccia al Cardoncello. Siamo maestri nel complicare le cose e nel determinare certi fenomeni, come la proliferazione dei pani, per cui i funghi nascono ‘extra utero’, hanno probabilmente un prezzo di vendita più basso, ma un sapore meno prelibato, un po’ scipito.
Con la Sagra del Fungo Cardoncello, che mette in relazione i paesi di Spinazzola, Cassano e Ruvo di Puglia, dove si svolgerà il 13 e 14 novembre prossimi nel bel centro storico, si rinverdisce quel rito collettivo ormai consegnato alla storia. Una sagra è un’occasione per mettere in rete gusti, tradizioni, sapori, luoghi, persone, per cui non si tratta di un banale “specchietto per le allodole” escogitato per richiamare a Ruvo di Puglia un flusso di turisti ed avventori a lenimento momentaneo dell’economia locale, o di settori di essa. Con la sagra si intercetta la fame degli occhi di conoscere nuovi spazi, monumenti, bellezze, “nicchie”. Si vellicano l’olfatto ed il palato dei viaggiatori del sabato e della domenica; si incentiva il cosiddetto microturismo territoriale, ponendo al centro una comunità col suo intero patrimonio enogastronomico e culturale latu sensu. Si disegnano nuovi protagonisti del sistema turistico locale, non solo le Pro Loco con le loro competenze specifiche, ma anche altri operatori, gli artigiani, i commercianti, la ristorazione, l’agriturismo, i bed and breakfast. Tutti costoro sono responsabilizzati e chiamati a fare squadra per rendere la città di Ruvo di Puglia appetibile, accogliente, calorosa, e la sagra un momento da ricordare e da trasmettere. In questo senso va la dichiarazione dell’Assessore al Turismo ed alla Cultura, Cleto Bucci, per il quale “una città ospitale è un luogo di produzione e allo stesso tempo un luogo di consumo. Il successo di ogni iniziativa, come appunto questa della Sagra del Cardoncello, consiste nel saper catturare “cittadini temporanei” e cioè i turisti, e sapergli dare opportune motivazioni affinché possano “consumare in loco”. Questo può accadere se il turista, cioè il cittadino temporaneo, riuscirà a condividere con noi ruvesi, emozioni, atmosfere, servizi, cultura, riuscirà quindi in una sola parola ad arricchirsi culturalmente e umanamente”. La sagra si avvale del fattivo contributo della Banca di Credito Cooperativo di Santeramo in Colle e dell’ASCOM – Confcommercio. Ha ottenuto il patrocinio della Provincia di Bari. È mancato il sostegno economico del Comune di Ruvo di Puglia, ma non quello morale. Motore dell’iniziativa la Pro Loco di Ruvo, presieduta da Giuseppe Tedone, il quale ha evidenziato l’importanza del fattore sinergico e di fornire risposte adeguate alle istanze di un turismo sempre più selezionato ed esigente, col decisivo apporto della popolazione ruvese, che un vecchio adagio vuole amante del forestiero.
Copyright 2010 Salvatore Bernocco, la Repubblica, 13 novembre 2010
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