lunedì 10 giugno 2013
EMERGENZA POVERTA’ A RUVO
Per quanto ne so, sono tante le famiglie ruvesi che versano in condizioni di estrema precarietà economica, anzi di povertà. Se non erro, oltre 400 nuclei familiari sono seguiti dalla Caritas cittadina (non so nulla di quelli seguiti dai Servizi Sociali, ma posso immaginare che si tratti di un numero ragguardevole), i cui fondi a disposizione non sono affatto sufficienti a sopperire alle continue richieste di aiuto per pagare le bollette della luce e del gas, dell’acqua, condominiali. Le stesse parrocchie sono prese d’assalto da persone in cerca di un sostegno.
Molte persone che vivevano al limite del decoro, sono state risucchiate indietro. Il ceto medio si è complessivamente impoverito e, con esso, si registra il declino delle attività commerciali, costrette anch’esse a fare i conti con una spesa per i consumi che si è notevolmente ridimensionata. Sono pochi coloro che riescono a risparmiare qualcosa. La maggior parte dei monoreddito fa fatica ad arrivare con qualche euro in tasca alla famosa “terza settimana”. Insomma, il quadro economico-sociale è preoccupante, e vi è il concreto rischio che, prima o poi, frustrazione e depressione si convertano in violenza e ribellione. Alcune avvisaglie ci sono già state, ma sembra che uno, due, cinquanta morti a causa della crisi economica, facciano testo solo per due, tre giorni al massimo, con il solito condimento di proclami e promesse, dopo di che tutto finisce nel dimenticatoio. I problemi, chi ce li ha, se li tiene. Questa la triste sintesi.
L’emergenza si sta trasformando in una condizione stabile di precarietà. La recessione economica, che non accenna a regredire, ha eroso diritti e sicurezze. A livello locale, credo sia ora di attivarsi in modo più razionale e meno dispersivo, immaginando semmai la formazione di una task force contro le povertà, composta dalle associazioni del volontariato, laiche e religiose, dal Comune, dalle parrocchie. È necessario un coordinamento delle azioni, degli interventi e delle iniziative di sostegno delle persone che non dispongono di un reddito sufficiente a vivere, molte delle quali sono sconosciute alla rete della solidarietà, trovando poco dignitoso venire allo scoperto.
Credo manchi un censimento delle povertà. Sarebbe bene pensarci, quale strumento di rilevazione delle emergenze locali, dai cui esiti poi prendere spunto per impostare mirate politiche sociali e della solidarietà.
Nel frattempo, sperando che le istituzioni locali vogliano prendere in seria considerazione il nostro suggerimento, dobbiamo intervenire come possiamo. Chi può, dia di più. Lo dia alla Caritas cittadina, alla sua parrocchia, di persona. Non lesini il suo aiuto, se è nella possibilità di darlo. Se stendiamo la mano, Gesù la guarisce dal suo inaridimento (v. Mc 3, 1-6), il che significa che ci rende capaci di “estenderci”, di amare di più, secondo il suo volere.
Salvatore Bernocco
Su "Fermento" del mese di giugno 2013
IL MESSAGGIO DI FATIMA
Ho avuto modo, nello scorso numero di “Fermento”, di annunciare l’arrivo, nella nostra Comunità parrocchiale, della venerata immagine della Madonna Pellegrina del Santuario di Fatima, che vi sosterà dal 29 luglio al 4 agosto. La chiesa del SS. Redentore sarà l’unica tappa pugliese del simulacro mariano tanto caro ai fedeli, per cui auspichiamo che ad accoglierla ci siano non soltanto i fedeli ruvesi, ma anche quelli dell’intera Diocesi.
È bene, quindi, soffermarsi sul messaggio centrale che la Vergine Maria ci diede, apparendo ai tre pastorelli, Lucia, Giacinta e Francesco: pregare e fare sacrifici per la conversione del mondo e la salvezza delle anime.
Un particolare non va sottovalutato, e cioè che le apparizioni della Vergine furono precedute dalla apparizione di un angelo. Lo racconta la stessa Lucia dos Santos nelle sue memorie. Ella vide una misteriosa figura “simile ad una statua di neve”. Fuggita, non volle raccontare nulla ai familiari, cosa che invece fecero le compagne con le quali si trovava. Fu per questo che Lucia preferì recarsi al pascolo di “Cabeço” con i due cugini, Francesco e Giacinta. Mentre essi si riparavano dalla pioggia e giocavano, apparve nuovamente quella figura, “un giovane fra i quattordici e i quindici anni, che il sole rendeva trasparente come se fosse di cristallo”. Questi invitò i bambini a pregare, prostrati con lui, in riparazione delle offese subite da Dio da parte dei peccatori, e, in particolare, con le parole: “Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, vi adoro profondamente e vi offro il preziosissimo corpo, sangue, anima, divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della Terra, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi e delle indifferenze con cui Egli stesso è offeso, e, per i meriti infiniti del Suo Santissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, vi chiedo la conversione dei poveri peccatori”.
Riapparso nuovamente nell'estate del 1916, si rivelò come l’angelo protettore del Portogallo, ordinando ai pastorelli di fare sacrifici per la salvezza della loro patria, devastata dalle guerre civili. Nell'ultima manifestazione, l'angelo apparve ai tre pastorelli con un calice ed un'ostia sanguinante nelle mani. Porse il calice a Francesco e Giacinta, e ordinò a Lucia di mangiare l'ostia, dopo di che pregò loro di fare sacrifici in riparazione degli oltraggi nei confronti del sacramento dell'Eucaristia. Scomparso l'angelo, i pastorelli non ebbero più visioni fino al 1917, quando fecero il loro incontro con la Madonna a Cova d'Iria.
Ora, dalla lettura di quanto precede, possiamo delineare un percorso di fede e di opere personali, per prepararci meno indegnamente ad accogliere la Madonna Pellegrina di Fatima. Lo sintetizzerei in alcuni punti:
1) la recita frequente del Santo Rosario, preghiera che la Madonna gradisce molto, raccomandata, fra gli altri, da San Pio da Pietrelcina, il quale scriveva: “Amate la Madonna e fatela amare, recitate il Rosario e bene. Satana mira sempre a distruggere questa preghiera, ma non ci riuscirà mai: è la preghiera di Colui che trionfa su tutto e su tutti.”;
2) preghiera all’Angelo Custode e alla SS. Trinità, in particolare allo Spirito Santo;
3) pregare per la conversione dei peccatori, senza dimenticare che lo siamo anche noi;
4) revisione della propria vita alla luce del Vangelo e del Catechismo della Chiesa Cattolica, quindi dei rapporti che abbiamo con noi stessi, con Dio, con il nostro prossimo, se sono improntati alla carità, all’amore, all’accoglienza oppure all’egoismo. Ricordiamoci che il Signore è presente nel nostro prossimo, e che ciò che facciamo al più piccolo dei nostri fratelli e sorelle è fatto a Lui;
5) compiere atti concreti di carità e di solidarietà, specie verso chi versa in stato di bisogno. La grave crisi economica, che sta mietendo molte vittime, ci obbliga a “mettere mano al portafoglio” e ad essere generosi;
6) frequenza ai sacramenti della riconciliazione e della comunione, adorando il Signore, realmente presente nell’Eucaristia.
In questo modo, col cuore contrito e dischiuso alla Parola, possiamo dare il benvenuto alla Madre Celeste, presentandoci a Lei in modo dignitoso. Pensate ad un ospite che giungesse a casa nostra e la trovasse in disordine. Che idea si farebbe di noi? Quindi, per quanto ci è possibile, mettiamo in ordine la nostra casa interiore. Alla nostra pace ed ai nostri bisogni ci penserà il Signore, attraverso Maria, Sua e nostra tenera Madre. Salvatore Bernocco
Su "Fermento" del mese di giugno 2013
Iscriviti a:
Post (Atom)