SALVATORE BERNOCCO, Lettera ad un single. Di palo in frasca, 2009, Libreria del Santo, Padova
L’ultima fatica letteraria di Salvatore Bernocco, Lettera ad un single non è letteratura di evasione ma d’invasione, mi sia concesso il gioco di parole. Sì, la lettera invade la sfera personale del single, il suo rapporto con la spiritualità mettendo a nudo problematiche nascoste nella quotidianità. Il lettore in possesso di una matrice cristiana condividerà a pieno il messaggio di Bernocco ma è proprio al single “senza valori” che il pamphlet è rivolto.
La narrazione si avvale dell’artificio espositivo della lettera in maniera tale che il racconto scorra velocemente e unitariamente pur concedendosi tredici pause di riflessione corrispondenti ad altrettanti capitoli che non si concentrano su di un unico argomento, come si penserebbe dal titolo, ma costituiscono delle grandi aree semantiche di ponderazione al cui interno confluiscono una serie di tesi ed argomentazioni relative.
Il single al quale l’Autore si rivolge (p.7) sembra lo stereotipo tratto da un reality show. È vanesio, narcisista (p.9), assiduo frequentatore di centri di benessere legati all’effimera bellezza esteriore; la vita del single “se appare fuori colorata e a tinte forti, desiderabile ed addirittura invidiabile, in realtà all’interno, là dove si sperimenta la vita sul serio, spesso è anemica, emaciata, algida”(p.11). Abita un monolocale (p.13) che è sufficiente per la sua vita solitaria (p.7) o, aggiungerei, per la sua vita mondana sempre fuori porta.
Non credo che tutti i single corrispondano alla descrizione di Bernocco ma penso che ognuno, single e non, possa riconoscere come proprio, sia pure segretamente, un aspetto dello stereotipo. Un discorso a parte andrebbe fatto per i “single per costrizione” che non possiedono un reddito che gli permetta una vita agiata rispetto ai “single per scelta”, una opzione tesa all’appagamento del proprio piacere di epicurea memoria.
Alla solitudine del single, al suo vuoto ideologico, al suo relativismo, alla sua depressione, alla sua paura di amare un altro che non sia se stesso, alla sua infelicità l’Autore propone di abbracciare il messaggio cristiano facendo propria la parola di Cristo che “come una lama affilata si conficca nel punto d’intersezione fra lo spirito ed il corpo”. Bernocco è ben consapevole della grande responsabilità della “sequela christi” tanto che afferma saggiamente che “ è meglio zoppicare sulla via della santità che non imboccarla affatto”.
Nel testo emergono molti consigli tanto che il libro potrebbe essere anche un manuale per l’interiorità dei single. Personalmente non credo che l’aridità spirituale termini automaticamente accasandosi e quindi penso che il messaggio del libro possa essere accolto anche dagli sposati o dai conviventi. I single cui l’Autore si rivolge sono quelle persone, sposate e non, che scelgono una vita priva di valori chiudendosi in se stesse anche se circondate da altri.
Bernocco non si pone come un cattedratico che elargisce una “lectio magistralis” ma la narrazione contiene un percorso autobiografico di crescita spirituale. È un “single pentito” dal giorno in cui ritrova per strada, la sua personale via di Damasco, due fogli di calendario dove si leggono due domande esistenziali (a voi scoprirle) che accendono il suo dialogo interiore (p.81) portandolo a rivedere la sua vita, descritta in pagine di grande introspezione che sembrano tratte da un diario personalissimo quanto condivisibile.
A chi sceglierà di leggere il libro affido la scoperta delle descrizioni dei “single modello” fra cui Gesù, Don Tonino Bello e Don Vincenzo Amenduni e la ricerca dei passi ludici tra i quali cito quello di Netty, diminutivo di internet, la ragazza virtuale cercata dai single.
SALVATORE BERNOCCO, Sul passo degli ultimi. Lineamenti del pensiero politico del Servo di Dio Mons. Antonio Bello, 2009 - Libreria del Santo, Padova
L’ultima fatica letteraria di Salvatore Bernocco, Lettera ad un single non è letteratura di evasione ma d’invasione, mi sia concesso il gioco di parole. Sì, la lettera invade la sfera personale del single, il suo rapporto con la spiritualità mettendo a nudo problematiche nascoste nella quotidianità. Il lettore in possesso di una matrice cristiana condividerà a pieno il messaggio di Bernocco ma è proprio al single “senza valori” che il pamphlet è rivolto.
La narrazione si avvale dell’artificio espositivo della lettera in maniera tale che il racconto scorra velocemente e unitariamente pur concedendosi tredici pause di riflessione corrispondenti ad altrettanti capitoli che non si concentrano su di un unico argomento, come si penserebbe dal titolo, ma costituiscono delle grandi aree semantiche di ponderazione al cui interno confluiscono una serie di tesi ed argomentazioni relative.
Il single al quale l’Autore si rivolge (p.7) sembra lo stereotipo tratto da un reality show. È vanesio, narcisista (p.9), assiduo frequentatore di centri di benessere legati all’effimera bellezza esteriore; la vita del single “se appare fuori colorata e a tinte forti, desiderabile ed addirittura invidiabile, in realtà all’interno, là dove si sperimenta la vita sul serio, spesso è anemica, emaciata, algida”(p.11). Abita un monolocale (p.13) che è sufficiente per la sua vita solitaria (p.7) o, aggiungerei, per la sua vita mondana sempre fuori porta.
Non credo che tutti i single corrispondano alla descrizione di Bernocco ma penso che ognuno, single e non, possa riconoscere come proprio, sia pure segretamente, un aspetto dello stereotipo. Un discorso a parte andrebbe fatto per i “single per costrizione” che non possiedono un reddito che gli permetta una vita agiata rispetto ai “single per scelta”, una opzione tesa all’appagamento del proprio piacere di epicurea memoria.
Alla solitudine del single, al suo vuoto ideologico, al suo relativismo, alla sua depressione, alla sua paura di amare un altro che non sia se stesso, alla sua infelicità l’Autore propone di abbracciare il messaggio cristiano facendo propria la parola di Cristo che “come una lama affilata si conficca nel punto d’intersezione fra lo spirito ed il corpo”. Bernocco è ben consapevole della grande responsabilità della “sequela christi” tanto che afferma saggiamente che “ è meglio zoppicare sulla via della santità che non imboccarla affatto”.
Nel testo emergono molti consigli tanto che il libro potrebbe essere anche un manuale per l’interiorità dei single. Personalmente non credo che l’aridità spirituale termini automaticamente accasandosi e quindi penso che il messaggio del libro possa essere accolto anche dagli sposati o dai conviventi. I single cui l’Autore si rivolge sono quelle persone, sposate e non, che scelgono una vita priva di valori chiudendosi in se stesse anche se circondate da altri.
Bernocco non si pone come un cattedratico che elargisce una “lectio magistralis” ma la narrazione contiene un percorso autobiografico di crescita spirituale. È un “single pentito” dal giorno in cui ritrova per strada, la sua personale via di Damasco, due fogli di calendario dove si leggono due domande esistenziali (a voi scoprirle) che accendono il suo dialogo interiore (p.81) portandolo a rivedere la sua vita, descritta in pagine di grande introspezione che sembrano tratte da un diario personalissimo quanto condivisibile.
A chi sceglierà di leggere il libro affido la scoperta delle descrizioni dei “single modello” fra cui Gesù, Don Tonino Bello e Don Vincenzo Amenduni e la ricerca dei passi ludici tra i quali cito quello di Netty, diminutivo di internet, la ragazza virtuale cercata dai single.
SALVATORE BERNOCCO, Sul passo degli ultimi. Lineamenti del pensiero politico del Servo di Dio Mons. Antonio Bello, 2009 - Libreria del Santo, Padova
Don Tonino per la gente, la sua gente, rappresenta una figura semplice seppure emblematica della cristianità. Tanti i contributi critici tesi al chiarimento della sua missione pastorale. È inedito l’approccio di Bernocco che, partendo da citazioni edite e non di Don Tonino, mira sia ad approfondire il pensiero politico belliano sia a tessere un percorso individuale di riflessione sulle tematiche trattate. Per chi volesse approfondire la tematica consiglio la lettura dei testi editi dallo stesso Don Tonino: Vegliare nella notte. Riflessioni sull’impegno cristiano nel servizio sociale e nella politica, Cinisello Balsamo (MI), 1995, e Il vangelo del coraggio. Riflessioni sull’impegno cristiano nel servizio sociale e nella politica, Cinisello Balsamo (MI), 1996.
Don Tonino era di sinistra, di centro o di destra? Bernocco non risponderà subito alla domanda ma guiderà il lettore durante tutta la narrazione attraverso una serie di riflessioni. In alcuni punti si ha l’impressione che le posizioni belliane si attestino su uno schieramento ora sull’altro, fino alla risposta finale: Don Tonino era “semplicemente dalla parte dell’uomo” (p.104) in quanto “chi ama l’uomo ama Dio” (p. X). Infatti affermava che “Dio non ci chiederà conto dell’assenza del crocifisso nelle nostre stanze, ma dell’assenza dell’uomo, col cui volto Dio si è identificato” (p. XI).
Bernocco affianca al tema principale della politica belliana quello di una politica cristiana in generale e quello dei politici cristiani. L’Autore non cede all’oratoria finalizzata alla captatio benevolentiae del lettore, politico e non che sia, ma affronta temi scomodi sia per l’opinione pubblica laica sia cristiana.
Fra i tanti temi sostenuti spiccano, per evidente attualità, il no all’aborto; il passaggio dalla tolleranza dello straniero all’integrazione sociale; lo stato di benessere della Chiesa a fronte della necessità degli indigenti; la piaga della raccomandazione nella ricerca del lavoro; il ruolo dei ricchi nei confronti dei poveri; le spese per le guerre.
L’Autore è conscio che la risposta cristiana ai tanti interrogativi di bioetica, esistenziali, politici possa sembrare utopica tant’è che propone di “esaltare le utopie quasi per distillarne, ricavarne qualche gesto concreto di solidarietà. Come se dalla spremitura delle utopie possa sgocciolare un lenimento, un olio taumaturgico, una essenza odorosa con cui cospargere il corpo sociale martoriato dalle filosofie e dagli stili di vita che relativizzano la vita umana, rendendola un’appendice manovrabile dell’economia, della tecno-finanza, della politica, del potere” (p.39). Oppure, stando alle parole di Don Tonino, “il politico vero, come il buon samaritano, ha misericordia del popolo e gli si fa vicino per restituirgli la mezza vita che gli hanno tolta e non per aggiungergli la mezza morte che gli manca e stenderlo definitivamente” (A. Bello, Il vangelo del coraggio. Riflessioni sull’impegno cristiano nel servizio sociale e nella politica, Cinisello Balsamo (Mi) 1996, pag. 16.
Al termine della lettura del libro è il caso di chiedersi se le riflessioni di don Tonino, commentate e sviluppate da Bernocco, siano da considerarsi cristiane in senso stretto, cioè rispondenti solo a coloro i quali decidano di professare la religione cattolica. Personalmente credo di no in quanto una politica che ponga al centro il rispetto per la dignità di ogni uomo è tale da poter essere condivisa al di là del proprio credo religioso o politico. È evidente che il messaggio belliano va accolto in primo luogo dai cristiani a patto che avvenga quella opportuna rigenerazione spirituale scegliendo di passare dallo status di “cristiano festivo” a quello di “cristiano feriale” procedendo da una cristianità rituale vissuta solo nelle ricorrenze ad una sentita nella quotidianità. O, per dirla con le parole di Don Tonino, “dobbiamo essere contemplattivi, con due t, cioè della gente che parte dalla contemplazione e poi lascia sfociare il suo dinamismo, il suo impegno nell’azione” (A. BELLO, Cirenei della gioia. Esercizi spirituali predicati a Lourdes, Cinisello Balsamo (Mi) 1994, pag. 55).
Mario Di Puppo
Don Tonino era di sinistra, di centro o di destra? Bernocco non risponderà subito alla domanda ma guiderà il lettore durante tutta la narrazione attraverso una serie di riflessioni. In alcuni punti si ha l’impressione che le posizioni belliane si attestino su uno schieramento ora sull’altro, fino alla risposta finale: Don Tonino era “semplicemente dalla parte dell’uomo” (p.104) in quanto “chi ama l’uomo ama Dio” (p. X). Infatti affermava che “Dio non ci chiederà conto dell’assenza del crocifisso nelle nostre stanze, ma dell’assenza dell’uomo, col cui volto Dio si è identificato” (p. XI).
Bernocco affianca al tema principale della politica belliana quello di una politica cristiana in generale e quello dei politici cristiani. L’Autore non cede all’oratoria finalizzata alla captatio benevolentiae del lettore, politico e non che sia, ma affronta temi scomodi sia per l’opinione pubblica laica sia cristiana.
Fra i tanti temi sostenuti spiccano, per evidente attualità, il no all’aborto; il passaggio dalla tolleranza dello straniero all’integrazione sociale; lo stato di benessere della Chiesa a fronte della necessità degli indigenti; la piaga della raccomandazione nella ricerca del lavoro; il ruolo dei ricchi nei confronti dei poveri; le spese per le guerre.
L’Autore è conscio che la risposta cristiana ai tanti interrogativi di bioetica, esistenziali, politici possa sembrare utopica tant’è che propone di “esaltare le utopie quasi per distillarne, ricavarne qualche gesto concreto di solidarietà. Come se dalla spremitura delle utopie possa sgocciolare un lenimento, un olio taumaturgico, una essenza odorosa con cui cospargere il corpo sociale martoriato dalle filosofie e dagli stili di vita che relativizzano la vita umana, rendendola un’appendice manovrabile dell’economia, della tecno-finanza, della politica, del potere” (p.39). Oppure, stando alle parole di Don Tonino, “il politico vero, come il buon samaritano, ha misericordia del popolo e gli si fa vicino per restituirgli la mezza vita che gli hanno tolta e non per aggiungergli la mezza morte che gli manca e stenderlo definitivamente” (A. Bello, Il vangelo del coraggio. Riflessioni sull’impegno cristiano nel servizio sociale e nella politica, Cinisello Balsamo (Mi) 1996, pag. 16.
Al termine della lettura del libro è il caso di chiedersi se le riflessioni di don Tonino, commentate e sviluppate da Bernocco, siano da considerarsi cristiane in senso stretto, cioè rispondenti solo a coloro i quali decidano di professare la religione cattolica. Personalmente credo di no in quanto una politica che ponga al centro il rispetto per la dignità di ogni uomo è tale da poter essere condivisa al di là del proprio credo religioso o politico. È evidente che il messaggio belliano va accolto in primo luogo dai cristiani a patto che avvenga quella opportuna rigenerazione spirituale scegliendo di passare dallo status di “cristiano festivo” a quello di “cristiano feriale” procedendo da una cristianità rituale vissuta solo nelle ricorrenze ad una sentita nella quotidianità. O, per dirla con le parole di Don Tonino, “dobbiamo essere contemplattivi, con due t, cioè della gente che parte dalla contemplazione e poi lascia sfociare il suo dinamismo, il suo impegno nell’azione” (A. BELLO, Cirenei della gioia. Esercizi spirituali predicati a Lourdes, Cinisello Balsamo (Mi) 1994, pag. 55).
Mario Di Puppo